Terza Ondata di Mario Pagliaro, 23 aprile, 2008:

Agricoltura. Benessere e Energia

Chiedo ad un latifondista siciliano produttore di enormi quantità di ortofrutta se non gli convenga far partire la vendita diretta al consumatore.

No”, mi risponde senza esitare, “Non troveremmo mai in tempo utile tutti gli acquirenti necessari ad assorbire la produzione, così vendiamo tutto alla grande distribuzione”.

Il risultato di questa politica di business è scontato: il produttore è pagato (poco) in base ai chili di melloni forniti.

Dunque è incentivato a produrre la massima quantità: poco importa se questo significa degrado permanente dell’ambiente e melloni pressoché privi di sapore.

Il consumatore – pensano implicitamente lui e i suoi acquirenti della grande distribuzione – al supermercato acquista qualsiasi frutto basta che sia sufficientemente lucidato con cere e altri prodotti.

Attorno al nostro produttore, coltivano la terra le migliaia di piccoli produttori eredi della Riforma agraria italiana degli anni ’50. Coltivano frutti di ogni tipo, erbe, frumento, olio e vino.

Ma a loro la globalizzazione – la creazione di un vero e proprio mercato-mondo -- ha portato in dono gli stessi esiti dell’industria italiana dell’auto: e cioè, il fallimento economico generalizzato e lo strapotere delle banche, che ormai sono di fatto proprietarie di serre, casolari e terreni sui quali non esercitano nemmeno più le ipoteche.

Ma la via di uscita c’è e funziona. Disintermediare il mercato e tornare a vendere i propri prodotti alle famiglie.

Le confederazioni agricole l’hanno finalmente capito e hanno pressato il Governo perché varasse incentivi per i farmer’s market con l’ultima Finanziaria; ma gli agricoltori possono fare molto di più. Al contrario di quanto pensa il latifondista, i consumatori sono alla ricerca del proprio benessere perché hanno capito che buona parte delle malattie proviene dalla scadente qualità dei cibi che consumano.

Non chiedono altro che frutti e prodotti della terra buoni e genuini.

Gli agricoltori, dunque, devono tornare sulla Piazza del mercato. E iniziare un’attività di marketing porta a porta nelle città e nei centri abitati prossimi ai loro campi. Non comperiamo forse tutti il cibo necessario a noi e ai nostri figli?

E davvero pensate che in Sicilia a comperare l’ortofrutta “biologica” siano ancora pochi intellettuali (eredi falliti del ’68)? Al contrario, sono decine di migliaia di persone, e crescono al ritmo del 30% annuo man mano che l’informazione fluisce nel libero mercato.

E’ in Sicilia, a Barcellona Pozzo di Gotto, una delle più antiche e delle più dinamiche imprese italiane dell’agricoltura biodinamica. Producono prelibatezze di ogni tipo, e crescono al ritmo del 20% annuo da dieci anni, mentre i loro colleghi rimasti a irrorare i campi con ogni sorta di pesticidi hanno le aziende ipotecate dalle banche.

Il futuro dell’agricoltura è nel benessere venduto ai consumatori. E nella generazione di preziosa energia elettrica solare, di cui parleremo nella prossima rubrica.

Per saperne di più

 Il corso Il Nuovo Fotovoltaico. Questo articolo di Mario Pagliaro è stato pubblicato il 23 aprile 2008 da Il Quotidiano di Sicilia.


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