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«In Calabria non c’è uno straccio di corso universitario che si occupi di ’Ndrangheta. Si insegna la lingua turca, l’Iran, ma di storia della ’Ndrangheta niente», ha detto il direttore del Master in intelligence dell’Università della Calabria Mario Caligiuri presentando nei giorni scorsi la nuova edizione del master del centro studi specializzato in analisi e ricerche sull’intelligence, che avrà come primo obiettivo proprio il contrasto alla ’Ndrangheta (www.masterintelligence.net). |
Ed è proprio questo il limite della formazione della classe dirigente
meridionale, e siciliana in particolare, che dobbiamo cessare e risolvere.
Il fatto che la cultura ignori la società e le sue esigenze.
D’altra parte, se vogliamo veramente fare dell’ambiente e della sua valorizzazione uno dei tre pilastri (con la ricerca e l’agricoltura) del nuovo sviluppo siciliano, se nessuno insegna ai nostri giovani laureati di punta come farlo, quale speranza abbiamo che essi poi riescano a trasformare un’intenzione nell’insieme di azioni necessarie a realizzarle? La cultura accademica meridionale negli ultimi trent’anni si è dunque largamente disinteressata della esigenze della società che pure ne consente il sostentamento attraverso la tassazione e i trasferimenti statali e regionali. Ma questo, prima di essere la conseguenza della totale mancanza di accountability del nostro sistema accademico – qui si fa quello che vogliamo e nessuno ci venga a disturbare – è in realtà il segno della rinuncia del mondo accademico a qualsiasi pretesa di guida della società. La fine, cioè, di ogni ambizione egemonica a formare le classi dirigente ispirandone i valori e i futuri comportamenti. Ed è qui che dobbiamo agire se vogliamo aspirare ad un cambiamento reale e duraturo, che non si esaurisca con la fine dell’azione di pochi volenterosi che il più delle volte sono anche inefficaci accentratori. Ed è questa dunque la capacità distintiva dei giovani trentenni che oggi lavorano nelle università e nei centri di ricerca siciliani: Agire oggi per il domani attirando intorno a sé giovani ad alto potenziale e formandoli in profondità su come e perché agire per il cambiamento. E questo in qualsiasi settore: dal diritto all’economia, dalla scienza dei materiali al turismo all’agronomia allo spettacolo. Qualsiasi sia il settore di azione, si richiedono apertura mentale, studio sistematico e continuo e capacità di raggiungere e coinvolgere una popolazione che non chiede altro che di essere informata e guidata. Prendete qualsiasi sondaggio sui desideri e le aspettative delle nostre genti: inevitabilmente troverete i sensi dello smarrimento e del timore generalizzato di fronte ai cambiamenti enormi e continui prodotti dalla globalizzazione dell’economia. |
I nostri concittadini non si orientano. “Si sono persi” come spiegava ancora De Rita un mese fa a Courmayer. Chi vuole incidere non ha che da coinvolgerli, aiutarli nell’interpretazione dei tempi e suggerire i cambiamenti mostrando esempi concreti. Chi sa come farlo assumerà in pochi anni la guida necessaria alla nostra società e a al suo sviluppo.