Terza Ondata di Mario Pagliaro, 19 novembre, 2008:

Lavorare e prosperare (e non morire)

Appena presentato, il bilancio dei primi 9 mesi della Erg petroli parla chiaro: + 47% dei ricavi e profitti in crescita dell’86% a 96 milioni di euro.

L’azienda fa propri gli ambiziosi obiettivi di sviluppo sostenibile comunitari, investe seriamente nelle energie rinnovabili e il suo amministratore delegato, appena qualche anno fa presidente dei giovani industriali italiani, è da tempo additato dai suoi colleghi come pericoloso ambientalista.

Eppure ecco cosa continuava ad accadere lo scorso 5 novembre nella raffineria Erg di Priolo. “Come un qualsiasi giorno di lavoro – mi scrive un operaio di 32 anni in servizio quel giorno -- alle 14 e 45 stavo per iniziare una saldatura, ma ad un tratto per circa 5 secondi ho sentito un odore di uovo marcio, poi non sentivo più nessun odore: mi bruciava il naso e mi mancava il fiato. Ho vomitato e il mio collega mi ha portato in infermeria dove mi anno messo subito l'ossigeno, e fatto una puntura di Bentelan. 

“Era un caos totale, e non c'erano abbastanza ambulanze per trasportare tutti i malati in ospedale e io stesso – conclude l’operaio -- sono arrivato in ospedale 2 ore dopo avere respirato il veleno”. 

Voi pensate forse che trattandosi di una raffineria petrolifera, cioè di un posto dove il petrolio greggio viene riscaldato e spezzato in molecole più piccole per distillarne benzina, kerosene e gasolio, simili episodi siano inevitabili. 

Ed invece sono molte le raffinerie in Italia, come quella in Abruzzo di Eni, dove non si sono verificati incidenti di sorta per oltre 3 anni. Quello che manca non è nemmeno il denaro: i maggiori azionisti della società petrolifera continuano a gestirla direttamente e sanno bene quanto gli sia costata (oltre 30 milioni di euro) l’interruzione degli impianti in seguito al pauroso incendio del 2006

Quello che manca è una cultura adeguata della sicurezza nei manager aziendali.

Una cultura. Cioè un insieme tanto di valori che di prassi, di scelte e di azioni concrete, come quelle ideate e sviluppate dal grande Trevor Kletz negli anni ’70 per l’intera industria chimica, non sono quella petrolifera. 

Una cultura che dica: Al lavoro si va per prosperare insieme, imprese e lavoratori, e non certamente per farsi o fare del male ad alcuno. 

E tale inadeguatezza ancora una volta è figlia dell’inadeguatezza delle scuole di formazione manageriale e di quella di ingegneria del nostro Paese.

Ed ecco dove la società paga un costo immenso e diretto nella corruzione del sistema universitario italiano. 

Se i giovani manager e ingegneri vengono formati da docenti scadenti selezionati con le pratiche corrotte ampiamente documentate, inevitabilmente ad essere inadeguate e di basso valore saranno le loro scelte e i loro comportamenti tanto all’interno di una raffineria che di una piccola o media azienda.

Ed ecco perché il Governo deve procedere con somma urgenza ad introdurre un sistema di selezione dei docenti universitari basato nuovamente sulla valutazione e sul merito. Nelle more che questo accada, i nostri giovani ad alto potenziale devono continuare ad andare all’estero a formarsi e soltanto dopo tornare in Italia per dare il loro contributo alle imprese e alla pubblica amministrazione.

Terza Ondata

Questo articolo di Mario Pagliaro è stato pubblicato il 15 ottobre 2008 da Il Quotidiano di Sicilia.
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