Terza Ondata di Mario Pagliaro, 7 novembre, 2007:

La nuova ricerca per lo sviluppo siciliano

Con il turismo e la nuova agricoltura, la ricerca è il terzo asse fondamentale del futuro sviluppo economico della Sicilia. Ma quale ricerca?

Semplice: quella focalizzata su settori strategici a livello internazionale con ampie ricadute per lo sviluppo economico, sociale ed ambientale.

Solo in questo modo, infatti, diventa possibile attrarre risorse finanziarie ed umane da tutto il mondo come ha ha fatto -- nello stupore generale -- il National Nanotechnology Lab nel Salento (www.nnl.it).

 Al contrario, allocare preziose risorse sulle vocazioni storiche del Sud è sbagliato perché queste riguardano settori a basso contenuto scientifico e tecnologico.

Quindi, al posto di una ricerca autoreferenziale focalizzata sullo sviluppo della carriera di anonimi ricercatori, ecco la scienza e la tecnologia delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica; al posto dell’inutile convegnistica, ecco la sintesi chimica pulita ed innocua e l’informatica applicata finalmente ai bisogni dei cittadini; al posto della redazione di polverosi documenti per l’amministrazione regionale che mai saranno né letti né applicati, ecco il fiorire di relazioni con la media e piccola industria globale per creare piccoli realtà produttive basate sulle tecnologie avanzate sviluppate in Sicilia.

Sogni? No, realtà.

A Mazara del Vallo c’è l’intraprendente fisico del Cnr che propone e ottiene dalla regione i fondi necessari per la costruzione di un nuovo grande laboratorio di biologia marina ed oceanografia a Capo Granitola; a Palermo ecco il giovane ricercatore medico rientrato dagli Usa che inventa, brevetta e trasferisce ad un’impresa locale un test diagnostico per una fastidiosa malattia ereditaria.

Sempre le capolouogo, ecco il centro trapianti che invece di dissipare in stipendi i soldi della Regione costruisce una fantastica “sala bianca” per la ricerca sugli organi artificiali di domani; mentre nel paesino vicino Messina ecco il centro di ricerca sulle celle a combustibile che fra non molto alimenteranno di energia elettrica, caldo e freddo uffici, ospedali, supermercati e scuole dell’isola.

In breve, tutti questi (e molti altri) ricercatori hanno trasformato in vantaggio competitivo il taglio draconiano dei fondi pubblici alla ricerca. E integrandosi in una logica di rete con le migliori realtà produttive, scientifiche ed amministrative tanto della Sicilia che all’estero sono riusciti in pochi anni a conseguire obiettivi che ai docenti universitari, semplicemente, non sono mai interessati. 

Una recente ricerca del Censis, in questo senso, è rivelatrice. Solo il 2% della popolazione italiana ritiene che ricercatori e scienziati siano parte della classe dirigente del Paese. Una logica conseguenza della scelta dell’accademia di chiudersi in piccoli giochi di potere interni di cui leggiamo nelle cronache giudiziarie con frequenza ormai settimanale. 

Oggi però, al tempo dell’ipercompetizione globale e con il maggior debito pubblico del mondo, in tutta Italia e anche in Sicilia imprese ed amministrazioni pubbliche chiedono ai ricercatori soluzioni concrete ai problemi economici, ambientali e sociali.

I nuovi ricercatori siciliani capaci di fornirle saranno i principali protagonisti della nuova classe dirigente.

Per saperne di più

 Il corso Crescere ogni giorno: lo sviluppo individuale. Questo articolo di Mario Pagliaro è stato pubblicato il 7 novembre 2007 da Il Quotidiano di Sicilia.


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