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Newsletter di Mario Pagliaro 1 aprile, 2002:
Sommario:
Internet cambia le relazioni -- e quindi la struttura fondamentale -- di ogni business, perché le inverte. Le persone e le imprese accedono liberamente alle informazioni presenti sul Web, scegliendo loro quello cui sono interessati e dove investire i loro soldi. Francesco Carlà spiega in un libro perché faremmo bene ad essere un po’ più pronti alla rivoluzione.
E’ il mese di aprile del
2002. Voi avete dei risparmi da investire e leggete ogni giorno un
quotidiano italiano o ascoltate la radio, magari quella nuova (e bella)
della Confindustria che alla finanza dedica programmi specifici.
Probabilmente, quindi, pensereste che investire di questi tempi su una compagnia
aerea significherebbe buttare via i vostri soldi.
E quindi non ci credereste se vi dicessero che il “titolo della Southwest una delle majors americane, dal dopo 11 settembre e' decollata a Wall Street: quasi il 100 per cento di rialzo, ai massimi dell'anno e la compagnia ha fatto profitti per 511 milioni di $ annunciando 5mila nuove assunzioni.” |
E meno che mai -- temo -- ci crederebbe uno dei consulenti finanziari cosiddetti “esperti” della vostra banca sotto casa. Eppure è proprio quello che Francesco Carlà spiegava ancora recentemente ai suoi 150mila lettori volontari.
Come hanno fatto? Come tutti i Vincitori: costi sotto controllo e strategie intelligenti sul business e soprattutto sulle persone.
Sono passati solo 3 anni da quando Carlà ha fondato FinanzaWorld: la newsletter gratuita con
cui 150mila lettori hanno -- letteralmente – appreso cosa fossero Nasdaq,
Nyse, Numtel e S&P500 e tutte le altre sigle del gergo degli
investitori di borsa. Solo che, invece di essere un “consulente finanziario”, Carlà insegna Sistemi e tecnologie della comunicazione a Roma “La Sapienza” ed essendo lui stesso un investitore privato -- pari fra i suoi pari -- ha pensato bene che là fuori – Italia, 1998 -- erano in molti ad essere interessati a conoscere storie e notizie del grande mercato finanziario americano (e quindi mondiale); e su come fosse possibile investire i propri soldi in modo autonomo e con un semplice click su un PC connesso ad Internet approfondendo da sé (e con i consigli suoi) strategie e prospettive delle imprese sulle quali investire. Analogamente, di anni ne sono passati 3 dal lancio di Fineco -- la banca on-line controllata da Bipop-Carire che è in 30 mesi è diventata il primo broker su Internet in Europa con una media di 9 milioni di ordini nel 2001 e 300mila clienti! Com’è stato possibile in un Paese che – nell’opinione degli stessi scienziati italiani -- passa per essere un Paese di analfabeti tecnico-scientifici? E’ successo -- scrive Carlà nel suo ultimo libro “Simulmondo” -- che le persone si sono stancate “dei boss di Piazza Affari che ‘cuocevano’ sui barbecue delle perdite il Parco Buoi degli anni ’80”. E così, da casa, “le persone possono acquistare azioni di aziende cui gli investitori istituzionali non avevano neanche la possibilità di avvicinarsi senza far scattare il prezzo in alto o in basso. E’ roba dura -- ammonisce Carlà -- da informatissimi, un lavoro vero che si può fare da casa per persone attente, mature e informate. L’importante è capire quali sono i titoli su cui puntare: quali sono i vincitori del Simulmondo”. |
I genitori trovarono l’idea stravagante e lo iscrissero a una normale scuola media. Era il 1972. Finite le medie, chiese di essere iscritto ad un liceo americano sempre per la faccenda dell’inglese. L’idea fu trovata bizzarra e fu iscritto al liceo classico.” “Quando il ragazzo chiese di potere studiare comunicazione all’università, si era già all’alba dei primi computer, l’idea fu trovata assurda e il ragazzo fu iscritto a giurisprudenza. Niente inglese, niente comunicazione, niente computer.” Ma chi la dura la vince.
Ed infatti, conclude Carlà, “il ragazzo si stufò, concluse gli studi di giurisprudenza, si iscrisse a comunicazione, si laureò e poi se ne andò in America ad imparare l’inglese nella Silicon Valley”. Con brevi periodi, intervallati dall’uso frenetico del punto a capo, e l’uso costante della metafora (fin dalla parola Simulmondo “coniata da me all’inizio degli anni ‘80”) Carlà tiene incollati i lettori delle sue newsletter come quelli delle 225 pagine di un libro che -- ad avviso di chi scrive -- i docenti della Scuola superiore italiana farebbero bene a leggere e a criticare in classe con i loro studenti. Per spiegare e per capire la rivoluzione in atto.
E spiega, Carlà. Spiega che “la Rete Internet è il Simulmondo e che quello che sta lì fuori, la realtà fisica è la Terraferma. Il Simulmondo tratta l’informazione e la comunicazione. Ma soprattutto simula e replica condizioni della Terraferma e le cambia. Crea possibilità impensabili e impossibili per l’uomo (e per l’impresa)…”. In un excursus rapido quanto intenso, Carlà mostra che “la vera nascita delle tecnologie digitali risale all’invenzione dei videogiochi”, come prime applicazioni di massa di tecnologie derivate dal microchip cui è subentrata la diffusione dell’informatica personale (i PC) che hanno reso possibile Internet e il Web.
Essendo il Simulmondo fatto di bit, Carlà spiega come Bill Gates abbia costruito il primo business interamente immateriale nell’ambito tecnologico. “Tutto quello che vende la Microsoft è fatto di bit, non di atomi. Totalmente smaterializzato: è software.”
Eppure, ammonisce, “la Microsoft fattura circa 50mila miliardi di lire l’anno, vale dieci volte tanto e, caratteristica peculiare che deriva dai 4 punti della sua strategia, ha utili netti del 40% contro il 5% medio di un’azienda industriale che quando è fiorentissima raggiunge il 10%.” “Solo il cartello della cocaina -- conclude ironico l’autore -- ha utili di questo genere. Valori che non hanno precedenti nell’economia mondiale”.“Entrerà in scena quell’AspiraNet del mio sogno: l’aspira polvere Internet che deve ripulire questo mondo della TerraFerma sporco e rumoroso. Del resto siamo tutti venuti in città abbandonando le terre quando hanno inventato le fabbriche.”
E quale sia il sogno del quarantenne Carlà, vale la pena leggerselo anche se non si amano i computer e non si è mai utilizzata Internet in vita propria. “Ho fatto un sogno. Internet era diventata un'aspirapolvere gigantesca e si accaniva su tutti gli orrori della società industriale. Doveva avere un miliardo di watt perché succhiava velocissima fabbriche decotte e impianti d'inquinamento. Ingoiava come una furia, aspirava discariche e veleni sparsi nell'aria. In pochi secondi ripuliva due o tre secoli di modernità industriale.
Un'ora dopo era tutto finito, il cielo era di nuovo blu e molti si erano messi a pescare nei fiumi delle citta'. Qualcuno aveva visto perfino trote saltellare. E non l'avevano nemmeno sottoposto a perizia psichiatrica.
La Terraferma aveva proprio un'aria migliore: non l'avevo
mai vista così. Neanche in tv.
E il sogno continuava.
Internet-aspirapolvere stavolta se la prendeva con la burocrazia.
Succhiava forte negli uffici postali e sparivano i libroni delle raccomandate.
Aggrediva il catasto, dissolvendo secoli di pratiche. Osava perfino
avventurarsi nelle scuole, divorando milioni di pagelle ed esami.
Tutto finito. Digitalizzato.
Un sogno bellissimo. Ora toccava alle automobili. Catalizzate o no l'AspiraNet non si faceva commuovere: nebulizzava utilitarie e fuoriserie, assorbiva benzinai e gommisti. Agli elettrauto era toccato per ultimi. Forse per via di un qualche sussulto di emozione di fronte all'antenato e all'elettricità.
Era un sogno lunghissimo. Alla fine la Terraferma aveva l'aria di uno di quei posti per le vacanze assolute: tutto bianco, lindo, senza rumore. Vacanze in città senza ferragosto. Via le industrie inquinanti, via le auto assordanti, via la burocrazia ossessionante, via le code, via le file, via le poste dell'ottocento, via tutto. Erano spariti due secoli interi, due secoli utili ma pure alienanti, sporchetti e inquinanti. Solo che a questo punto mi sono svegliato.
Sono sveglio, ma il sogno dell'AspiraNet ce l'ho ancora.
Eccolo il mio sogno:
Internet che ammazza l'inquinamento perché uccide le aziende che lo producono. Moriranno perché fanno cose che non servono più. Nessuno le compra. Nessuno le produce.
Fine.
Internet che uccide la burocrazia. Essere efficienti è così facile con la Rete che ci riusciranno perfino negli uffici. E se non ci riusciranno poco male: ne faremo a meno lo stesso.
Internet che azzera la carta, tiene tutto in Rete, salva gli alberi. Chi ha bisogno di possedere la conoscenza quando può averla in due memorie: la sua cultura e quella on line.
Internet che ci rende ubiqui, un po' onniscienti, velocissimi.Moltiplica le idee, le fa viaggiare veloci e gratis. Azzera i vantaggi consolidati, annulla le rendite di posizione. In piedi, seduti e sdraiati: Internet dappertutto. Siamo tutti svegli.
E Internet esiste sul serio. E sta crescendo la Finanza Democratica. Meno male.
Siti inservibili, nessuna interattivita’, inutili vetrine piene di dati strampalati che contribuiscono soltanto a diminuire la credibilità dell’impresa duramente conquistata sul mercato; mentre le amministrazioni pubbliche hanno prodotto migliaia di siti tutti diversi fra loro e pieni di tutto, ma senza quasi nessun servizio on-line offerto ai cittadini che pure sarebbero chiamate a servire. E la banda larga resta in Italia come in tutta Europa una lontana chimera, con poco più di 200mila collegamenti DSL, e con nessun cablaggio con le fibre ottiche da parte delle ex compagnie telefoniche di Stato (in Italia, il famoso Progetto “Socrate” poi clamorosamente interrotto).
Eppure, lo stesso successo di FinanzaWorld o della banca on-line Fineco ci dicono che l’Italia è un Paese pieno di cittadini che amano cambiare e usare le tecnologie che offrono nuove e migliori opportunità. E tutti sappiamo, lo sentiamo, che gli italiani sono in realtà prontissimi a lanciarsi nel Simulmondo e che non solo non sono (non siamo) ancora tagliati fuori ma che attendono solo che gli sia data la possibilità.Scrive ancora Carla: “nella Net Economia, la rivoluzione creativa che io chiamo Simulmondo, stanno provando a farci fare la solita figura di comprimari."Che tanto, pensano in molti, gli italiani vanno bene come cuochi e come sarti… A furia di sentirselo dire tutti i giorni, gli italiani hanno cominciato a crederci a quest’idea scema: starsene buoni o emigrare. E invece, aggiunge l’autore: “non c’è più spazio per questa idea rinunciataria degli italiani in catenaccio perenne. In economia, finanza e cultura non funziona. Come la penso io cominciano a pensarla in moltissimi. E il Simulmondo è la grande occasione. Italiani e globali. Invece di pizza e mandolino. Suona meglio, no?” E infatti, per dire, la settimana scorsa proprio l’ex monopolista pubblico delle telecomunicazioni, ha annunciato l’imminente radicale riduzione delle tariffe e analoghi miglioramenti nella qualità del servizio di connessione DSL.
“Avranno successo -- conclude felicemente Carlà in Simulmondo -- quelle idee e quei servizi che sapranno risolvere meglio i problemi della gente. Vincerà chi risolverà i problemi del lavoro: fatica, pericolo, malattia, routine, noia. Vincerà chi sposterà in avanti il confine dell’umanità”. “Fra 10 anni vedo ancora vive solo le società intelligenti che sapranno darci, nei tempi giusti e ai giusti prezzi, le reti che portano ai contenuti che desideriamo. Così come abbiamo sempre frequentato le strade delle vacanze e le rotte che portavano allo sviluppo e al benessere.”
In breve, gli imprenditori e i manager italiani dovranno dare ancora una volta una prova decisiva di vitalità e attitudine al cambiamento: rivoluzionare i modi e i tempi del lavoro per produrre in modo nuovo i beni e i servizi che portano allo sviluppo e al benessere offrendoli ai loro clienti -- sempre più colti, sempre più informati -- in modo semplice, trasparente e comodo come avviene nel Simulmondo. Internet, quindi, li riguarda da vicino. Hanno solo bisogno che l’Università e gli Enti pubblici di ricerca italiani -- spezzando le catene del degrado e dell’autoreferenzialità -- formino i giovani che dovranno trasformare le loro imprese e fondarne di nuove.
Leggendo Simulmondo e guardando al lavoro del professor Carlà possono sapere che anche qui il cambiamento è già iniziato. E che ce la faremo.
Italiani e globali.
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