Una giornata a Medellin

di Mario Pagliaro

Sommario:
Mentre beato il presidente della Sicilia, si accorge ineffabile che ancora nel 2003 un suo giovane consigliere comunale rendicontava le sue giornate a signori che in genere risolvono le loro questioni a colpi di lupara, un ragazzo siciliano del '47 in giro per la Colombia col presidente della Repubblica...Il ragazzo in questione si chiama Leoluca Orlando ed ecco la storia di una sua giornata di agosto a Medellin.
"Medellin, Colombia, 17 agosto - Domenica mattina ho appena finito di scrivere il testo del mio discorso: da settimane stampa e televisione ricordano che il 17 agosto il Presidente della Repubblica Alvaro Uribe Velez inaugurerà a Granada, nelle montagne intorno a Medellin, un pezzo di città distrutto con un'autobomba della guerriglia nel 2000 e ricostruito con concorso di istituzioni pubbliche e di privati imprenditori.

Siamo in Colombia nella quale lo Stato non riesce a garantire la Giustizia (neanche iniziano i processi contro i responsabili di migliaia e migliaia di omicidi); i guerriglieri invocano la Giustizia, la uccidono e fanno affari con i narco-trafficanti... fino al punto che il loro capo è un siciliano, Salvatore Mancuso, cittadino colombiano, del quale più volte è stata richiesta estradizione per traffico di stupefancenti; i narco-trafficanti infine in contatto con la mafia siciliana, anche loro uccidono.

Una risposta di vita, alle logiche di morte, una cultura di legalità in risposta alla cultura dell'illegalità: è il filo conduttore del discorso che sono stato invitato a tenere. In Colombia, come in altri Paesi dell'America Latina, così come in altri continenti, si segue con attenzione l'esperienza della cosiddetta Primavera di Palermo e del Rinascimento Siciliano.

Il cerimoniale della Presidenza della Repubblica consiglia di scrivere il testo del mio intervento. Parlo del carro siciliano a due ruote e ribadisco accanto alla ruota della legalità (polizia, esercito, tribunali) l'importanza della ruota della cultura (scuola, media, chiesa, società civile).

Alle 8 del mattino sono stato prelevato e portato all'aeroporto militare proprio nel cuore della città di Medellin.

Arriva il Governatore di Antioquia (Medellin ne è la capitale) e decolliamo in elicottero per il municipio di Bello. E' fissato lì l'incontro con il Presidente della Repubblica Uribe e con i ministri dell'Ambiente e dei Trasporti. Prima alla periferia di Medellin una cerimonia di consegna di alcune case a dei senzatetto, poi è previsto lo spostamento in elicottero a Granada.

L'attenzione dei media è assai alta; parimenti alta è la presenza dell'Esercito. Centinaia e centinaia di soldati in assetto di guerra sono sparpagliati tra i cespugli, sotto gli alberi, in cima ai costoni rocciosi per proteggerci. Al termine della prima cerimonia la flottiglia di elicotteri presidenziali decolla, sollevandosi da un pianoro scosceso adattato ad elipista.

Destinazione Granada. Vallate e montagne veri a far da corona al bacino idrico, una sterminata e splendida estensione di laghi, fiumi, ruscelli e fiordi tropicali che forniscono il 35% dell'energia elettrica dell'intera Colombia. Un campo di calcio, circondato da altre centinaia di uomini armati, è l'eliporto che offre Granada.

Atterra il primo degli elicotteri. Atterra il nostro elicottero: reca i segni distintivi della Governazione. Scende Aldo Civico (della Columbia University). Scendo anch'io. Mi avvio velocemente verso l'uscita del campo costituito da reti metalliche e soldati pronti alla guerra. Sono appena uscito dal cono dell'elica ancora roteante quando sento un intensissimo crepitare di mitraglia e il grido: "Guerrilleros...Guerrileros...escapa!...escapa!" Mi giro istintivamente verso l'elicottero e corro per farmi riparare dal velivolo. Agli spari di mitraglietta si accompagnano colpi di mortaio... ma io sono già saltato dentro l'elicottero. Trovo già dentro Aldo Civico il segretario generale della Governazione.

L'elicottero si leva subito in volo mentre scorgo i soldati dai bordi del campo far fuoco all'impazzata per proteggere la nostra fuga. Quando siamo ad una ventina di metri di altezza, quando ormai è escluso che si possa saltare dall'elicottero nel caso fosse abbattuto da un colpo di mortaio, chiudiamo i portelloni laterali, e allacciamo le cinture di sicurezza.

Dall'alto la folla radunatasi per accoglierci diviene un serpente umano terrorizzato ed in fuga per strade e dirupi di montagna.

Destinazione: la grande base militare di Rio Negro. Ad uno ad uno ritornano i 5 elicotteri. Le agenzie di stampa batteranno nel pomeriggio che è durato oltre un'ora il conflitto a fuoco fra guerriglieri e soldati.

Vengo invitato, con un invito che non si può rifiutare, a restare al sicuro denro i locali del comando della base aerea di Rio Negro (comando aereo de combate n.5): un vero e proprio sequestro per il bene del... sequestrato.

Mi affretto a comunicare alla stampa italiana che sto bene: voglio evitare preoccupazioni a mia moglie e alle nostre figlie che soltanto a tarda sera riuscirò a contattare. La giornata si conclude con un lungo incontro con il presidente della Repubblica di Colombia Alvaro Uribe Velez: tornano, qua e là interrotti da commenti sull'attentato fallito, il carro siciliano, il ponte Sicilia/Colombia, le deliberazioni delle Nazioni Unite.

"Leoluca dobbiamo continuare... la tua visione di legalità allegra e convincente è molto importante..." è l'arrivederci del Presidente al termine del nostro incontro.

Domani riprenderò - con maggior convinzione di prima - a parlare di Medellin nelle università e nei palazzi del governo e dell'informazione della seconda ruota del carro, della insufficienza della ruota dell'applicazione della legge...

In Colombia comincia a prendere forma a Medellin e non soltanto a Bogotà, il progetto di una Rete mondiale di cultura ed economia dei diritti umani. C'è Palermo in questa Rete, c'è la Sicilia; deve esserci come nodo della Rete anche la Colombia..."


Questo articolo è stato anche pubblicato dal Barbiere della Sera il 7 settembre 2003.

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