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Newsletter di Mario Pagliaro, 20 febbraio, 2006:
Sommario:
Quattro semplici fatti di cronaca siciliana spiegano eloquenti il fallimento del Governo di centrodestra e quindi la vanità delle speranze dei suoi innumerevoli elettori.
Quattro immagini: quattro flash presi dalla cronaca per capire la portata del fallimento di 5 anni di governo di centrodestra nella Sicilia degli anni 2001-2005.
Confine italo-svizzero, primavera 2004, le Forze dell'ordine arrestano un professore universitario palermitano: ha in auto alcuni milioni di euro in contanti. Si scopre che sono solo una parte dei soldi pagatigli dalla regione Sicilia alle sue innumerevoli attività di "formazione professionale": conti off-shore, corsi di nessuna utilità e sodalizi politici.
Dal 2001, la formazione professionale è gestita senza interruzioni da un partito che nei decenni spesi all'opposizione aveva sempre pensato di accreditarsi come forza politica moralizzatrice, e in Sicilia interprete privilegiato della lezione di Paolo Borsellino...
Palermo, un venerdì sera del novembre 2005, ore 23.
L'aeroporto internazionale "Falcone-Borsellino" scoppia di passeggeri proprio come fa quello di Catania nello stesso momento. Sono atterrati gli Airbus con a bordo i figli della borghesia siciliana -- biologi, avvocati, commercialisti, ingegneri, manager, architetti, giornalisti, chimici, medici, ex assessori... -- che in Sicilia non trovano più lavoro e lavorano sottopagati negli studi dei professionisti e nelle imprese di Roma, Milano, Ancona, Bologna, Trieste, Verona, Pisa...
Al riguardo, la ex segretaria della sede palermitana di Forza Italia -- anche lei "in nero" -- intervistata dopo essersi licenziata citando in giudizio l'ex datore di lavoro è chiara: "dopo le elezioni del 2001 ricevevamo migliaia di curriculum al mese scritti da genitori che riferendosi al loro voto entusiasta adesso chiedevano un posto per i loro figlio. Appena ne avessi accumulati abbastanza, l'ordine era di distruggerli tutti".
Palermo, ottobre 2005: i trattori degli agricoltori invadono la città. Messi in concorrenza dai detentori del capitale -- poche decine di acquirenti grossisti, fra cui società cooperative un tempo che qualcuno ancora chiama "rosse" -- gli agricoltori siciliani impotenti vendono uva, grano, ortaggi, olive, vino ed olio a prezzi così bassi che non gli bastano nemmeno a pagare le spese sostenute durante l'anno.
Il presidente promette: 100 milioni di euro di sostegno; ma i soldi non ci sono e gli agricoltori nel frattempo se ne tornano a casa con una denuncia della polizia, solerte nel contestare il mancato rispetto della legge in tema di manifestazioni pubbliche.
Commenta un consigliere regionale eletto ad Alcamo nel partito del presidente: "Ma io come ci torno a casa a chiedere i voti quando gli agricoltori non hanno nemmeno i soldi per comperare i libri scolastici ai loro bambini?...".
Senza alcuna incidenza sulla vita delle persone.
Se entro il 31 dicembre non spenderà almeno 913 milioni di euro, scatterà il "disimpegno automatico". Ovvero, tutti i soldi non spesi -- 6 miliardi di euro: lo sviluppo della Sicilia -- tornano a Bruxelles dove evidentemente se ne terrà conto in sede della prossima allocazione delle risorse alla regioni europee sottosviluppate ("Evidentemente, questi non ne hanno bisogno").
Nella Sollicitudo rei socialis Karol Wojtila insegna che: "Se tutta la massa delle risorse e delle potenzialità, messe a disposizione dell'uomo, non è retta da un intendimento morale e da un orientamento verso il vero bene del genere umano, si ritorce facilmente contro di lui per opprimerlo".
E questo sono i siciliani oggi che nel 2001 scelsero in massa di votare per la destra.
Degli oppressi.
Speravano di poter tornare al passato del lavoro concesso gratuitamente da uno Stato che per loro e i loro voti non guardava né al suo bilancio né ai risultati dell'ovvio degrado, innanzitutto morale, che questo avrebbe provocato. Ma lo Stato italiano, e le classi dominanti che ne determinavano le scelte, è sempre più povero: le imprese nel mercato aperto alla concorrenza globale stanno saltando una dopo l'altra; milioni di baby pensionati incassano laute pensioni mentre i loro figli a stento mettono al mondo un bimbo per coppia e negli ospedali spariscono ogni anno 90 miliardi di euro (dai 60 che erano nel 2001).
I siciliani, così, si ritrovano soli. Blanditi con le solite promesse, nella loro infinita ingenuità, dalla loro élite rapace e con il tasso di scolarizzazione superiore più basso in Europa.
"I cittadini -- gli fa eco il professore Luigi Pagliaro, luminare siciliano della medicina mondiale -- hanno una grande arma nelle loro mani. Il voto".
Sta a loro -- e in particolare ai cattolici siciliani -- scegliere se continuare a vedersi rappresentati da un personale politico di questo livello; oppure se tornare alla tradizione di Giuseppe Alessi, Giuseppe D'Angelo, Piersanti Mattarella e Leoluca Orlando. Per esempio, votando una di loro come Rita Borsellino, come pure hanno fatto andando in massa a votarla -- addirittura pagando -- il 4 dicembre 2005.
In alternativa, possono pure continuare a votare la loro classe dirigente attuale. E poi, però, augurarsi che non ci sia il loro, fra i bambini vittime delle "cure" dei reparti ospedalieri diretti da medici semianalfabeti messi lì per una tessera politica governativa.
E che quando saranno cresciuti, con la formazione ricevuta in Sicilia e con il sottosviluppo economico che li castiga, non ci siano anche loro fra quelli costretti a prendere uno dei voli low-cost -- kafkianamente finanziati dai loro stessi Enti locali -- diretti a Dublino a lavorare in qualche call-center.
Il corso di formazione manageriale Come dice? - Comunicare in modo vincente (Palermo, 14-15 dicembre 2005)
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