qualitas1998.net Editoriali Intervista a Claudio Bianchini | | Cerca |
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La riforma del CNR sta per consolidarsi con la selezione in corso dei direttori dei nuovi Istituti del CNR. La Chimica -- la scienza naturale che ha generato la più grande ed importante industria di tutti i Paesi industriali -- è il settore in cui il CNR è più presente: ben 57 Organi fra Istituti e Centri che sono stati accorpati fra loro in poco più di 10 Istituti. Su questo ed altro, ho voluto sentire il Dr. Claudio Bianchini, direttore dell’ISSECC di Firenze che nel 2000 ha rilasciato un'intervista a Nature sull'evoluzione della ricerca chimica e le relazioni fra ricerca pubblica ed industria chimica.
Toscano, 51 anni, il Dr. Claudio Bianchini è uno dei più importanti chimici italiani. E' direttore dell’Istituto per lo Studio della Stereochimica e l’Energetica dei composti di Coordinazione del CNR (ISSECC, Firenze, che si trasforma in Istituto di Chimica dei Composti Organometallici). Dopo la laurea in Chimica a Firenze, ha lavorato brevemente in un’industria farmaceutica toscana dove ha contribuito allo sviluppo di farmaci che hanno avuto un grande successo commerciale. Al CNR, ha poi concepito innovazioni fondamentali nella catalisi omogenea ed eterogenea, particolarmente nel settore della copolimerizzazine di olefine con monossido di carbonio.
Sei contento di
avere scelto il CNR piuttosto
che l’Università? E perché?
Sono molto soddisfatto del mio lavoro: sono stato fra i pochi
che a un certo punto della loro carriera hanno scelto di continuare a
lavorare
al CNR e a non fare il concorso per diventare professore universitario.
Qui
non manca certo l’attività formativa: sono davvero
molti i giovani laureati
che abbiamo contribuito a formare qui in Istituto.
Che idea ti sei fatto della riforma del CNR e come la
vive il tuo Istituto?
Formalmente, una buona idea, anche se ora
dovremo vedere operativamente come andrà con i nuovi
Istituti a rete; noi, come
qualsiasi Amministrazione governativa non potevamo che conformaci alle
indicazioni del Legislatore.
E’ mancato, certo, quasi del tutto un vero dibattito prima che la riforma fosse varata. Ma nel complesso, le indicazioni di efficacia e qualità, concentrazione delle risorse, collaborazione internazionale sono valide e andranno realizzate.
Quello che sarà veramente importante verificare é comprendere bene quale tipo di ricerca il Governo vuole dal CNR: fondamentale, o applicata; questo é un vero, grande punto critico della riforma che dovremo verificare.
Cosa ti affascinava da ragazzo e cosa ti
affascina oggi della Chimica?
Sicuramente l’idea della trasformazione
delle cose; che si potessero creare nuove sostanze
e poi rifarlo sistematicamente: questa è l’idea
straordinaria della Chimica che continua ad essere al centro di questa
grande scienza e del nostro lavoro di ricerca.
Senti, per il noto critico Claudio Isotta
“una quinta elementare di 30 anni fa vale un laureato in
Lettere di oggi”. Tu sei d’accordo nel constatare
un simile regresso nel livello odierno dei laureati?
Assolutamente no. I ragazzi che arrivano qui a fare il dottorato, ma
direi anche quelli che vanno a lavorare per imprese e amministrazioni,
hanno oggi conoscenze chimiche che sono largamente
superiori a quelle che avevamo noi anche solo 20 anni fa.
Pensi che nel tuo lavoro di Direttore, una migliore formazione manageriale ti avrebbe aiutato? Sicuramente. Questa è un’esigenza evidente cui non si è mai data risposta. Tutta la competenza manageriale la si acquisisce ‘on-the-job’, lavorandoci cioè, e non è qualcosa di cui si possa fare a meno. Dirigere un Istituto di ricerca del CNR significa conoscere regolamenti e leggi ed aggiornarsi con frequenza. E questo lo abbiamo fatto essenzialmente da soli.
Nel tuo Istituto lavora Carlo Mealli, padre del software
CACAO (Computer Aided Composition of Atomic Orbitals). Pensi
che la Chimica computazionale cambierà la Chimica come la
conosciamo oggi?
Cambiarla come l’abbiamo conosciuta, nel senso di eliminare
il lavoro sperimentale che caratterizza il lavoro di noi chimici,
questo non credo; ma é certamente fondamentale strumento di
razionalizzazione degli esperimenti e, sempre piú spesso,
strumento predittivo. Le indicazioni dei Colleghi
teorici sono essenziali nel comprendere i risultati sperimentali anche
nella catalisi e nell’orientare le scelte della ricerca
sperimentale.
Internet e la telematica hanno veramente
cambiato il tuo lavoro?
Sicuramente hanno avuto un grande e positivo impatto sul lavoro di
tutti i giorni. Io viaggio continuamente per lavoro e ho relazioni con
Colleghi ed imprese in tutta Europa: senza la telematica, tutto sarebbe
più lento, meno efficace e forse non sarebbe nemmeno
possibile.
Quali sono per te
le più grandi carenze del CNR?
Ci portiamo
dietro carenze sia sostanziali che formali.
Il problema più
grande è forse l’obsolescenza e il deperimento
delle risorse tecnologiche dedicate alla ricerca,
specie delle grandi strumentazioni che oggi sono
necessarie anche nella ricerca chimica. Qui utilizziamo ancora un
diffrattometro
di 30 anni fa e uno spettrometro NMR che di anni ne ha 18. Considerando
un tasso
di ammortamento annuo del 20% annuo, questa strumentazione è
ormai priva di
valore di mercato e non esistono meccanismi compensativi. E poi
c’è il
problema cronico dell’età avanzata del personale
addetto alla ricerca che voi
al Sud avete cominciato a risolvere con le nuove assunzioni del
Progetto
Mezzogiorno e che qui stiamo incominciando ad affrontare.
Ma naturalmente, come sai, il problema è legato alla limitatezza delle risorse dedicate dallo Stato alla ricerca: noi, di fatto, possiamo continuare a lavorare grazie alle relazioni con l’industria. Infine c’è l’annosa questione dei contratti d’opera per assumere borsisti. Dobbiamo fare autentiche acrobazie giuridiche per pagare i giovani ricercatori con i fondi che otteniamo dai contratti esterni, specialmente dai contratti europei, a causa della disomogeneità tra il sistema fiscale italiano e quello che la Commissione Europea pretende; e questa dell’arretratezza giuridica è una questione che la riforma dovrà realmente risolvere. C'e' comunque da dire che ultimamente si sono avuti segnali positivi a questo riguardo.
Sei pentito di non aver lasciato l’Italia?
E cosa ti auguri per l’Istituto?
Sono quello che sono per essere cresciuto a lavorato nella
mia Città ed in questo Paese: con le persone che fanno parte
della mia
esistenza. Non sono affatto pentito di non aver lasciato
l’Italia dove lavoro
con piacere e con orgoglio. Per l’Istituto, come ti ho detto,
auspico che la
riforma possa essere l’occasione di affrontare i problemi
appena visti e che
ci conduca realmente a una migliore qualità della ricerca
chimica: ce n’è
veramente un grande bisogno.
La collaborazione con l’industria: come va
e come la vedi?
Va
bene e dovrà crescere nell’ottica del reciproco
beneficio. Nel nostro caso,
va bene da tanto tempo. Ti do qualche cifra: abbiamo un contratto con Enichem
per ricerche sulla
polimerizzazione, oligomerizzazione e copolimerizzazione di
alfa-olefine e dieni;
con BASF per la
produzione di fosfiti e
fosfati da fosforo bianco (una forma elementare del fosforo, NdA) con
la Argus
Chemicals per analisi chimiche NMR,
con la CHEMI S.p.A.
per catalizzatori
eterogenei di riduzione. Ma non abbiamo solo relazioni con
l’industria.
Abbiamo un contratto con il Ministero dell’Ambiente per studi
sull’inquinamento
ambientale da metalli pesanti.
Inoltre, sono coordinatore di un´Azione COST che finanzia viaggi, incontri e brevi soggiorni di ricerca con risorse comunitarie, e di un network europeo (RTN) che comprende, oltre all’impresa Waste Recycling, partner accademici in Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Belgio e Italia.
Direttore, tu sei stato chiamato molto giovane alla
guida del Tuo Istituto; Shakespeare (Giulio Cesare, II.i)
scrive che: "L’esperienza
comune prova, che l’umiltà è la scala
di una giovane ambizione, cui tiene
fisso il volto chi sale; ma, come abbia raggiunto l’ultimo
gradino, volta egli
allora le spalle alla scala e rimira le nubi, spregiando i gradini
più bassi
ond’egli è asceso”. Per esperienza, sei
d´accordo nel constatare anche nel
campo della ricerca la verità del Bardo?
Nel mio caso non si adatta
"la verità del bardo", anche se spesso la piaggeria di
alcuni
collaboratori può indurre alla superbia ed alla prosopopea.
In ogni caso, credo
che i ricercatori "non docenti", non essendo abituati a trovarsi di
fronte ad una platea di giovani bocche ed orecchie aperte di fronte
allo stupore
di nuove conoscenze, ma rimanendo essi stessi ogni giorno a bocca
aperta di
fronte ai misteri della natura, siano immuni dalla superbia del
cattedratico.
E la carriera? Come sai bene, sul mondo della ricerca
é diffusa la convinzione che valgano di piú le
appartenenze che il valore individuale; ed é abbastanza
impressionante il numero di scienziati italiani che hanno lasciato
l´Italia. Ritieni che il nuovo processo di selezione dei
nuovi Direttori degli Istituti (esplicitamente rivolto ai grandi
ricercatori italiani all´estero) e i nuovi meccanismi di
selezione e progressione di carriera dei ricercatori, cambieranno le
cose almeno al CNR?
Non credo che il semplice accorpamento di Organi CNR possa influenzare
più di tanto il sistema di valutazione dei risultati
scientifici. Viviamo in una società che non
crede o fa solo finta di credere all'importanza della ricerca
scientifica. Non ci rendiamo conto di quanto la nostra esistenza ed il
nostro futuro siano minacciati da un costante
deperimento delle nostre istituzioni scientifiche e della
nostra capacità di scoprire e capire i
fenomeni naturali. Non sempre, anzi quasi mai, i migliori (o meglio i
più adatti) assurgono alle posizioni di controllo ed
indirizzo della ricerca scientifica. Abbiamo assistito ad una campagna
elettorale dove i candidati si sono affannati a dichiarare il loro
impegno per salvare il grasso di colonnata, ma non hanno speso una
parola (a parte un peone di cui, non mi ricordo il
nome, dello SDI) per spiegare al pubblico il loro futuro impegno per
rafforzare la cultura scientifica nel Paese.
Infine una domanda sulla Sicilia dove tu hai casa e
passi le tue vacanze al mare: pensi che il Sud ce la farà a
lasciarsi alle spalle il sottosviluppo economico e civile?
Ce la state già facendo. Passo le vacanze alla isole
Eolie da molti anni e ho visto e realizzato personalmente la portata
del
cambiamento che è ormai in corso e che si
consoliderà con questa integrazione
europea e con la globalizzazione che riguardano voi
come noi nel
resto d’Italia. Vivo a Firenze, ma vivrei volentieri a
Palermo: trovo che sia
una città ricchissima di storia, spazi e cose da fare. E
come Palermo molte
altre città del Sud sono tanto ricche quanto poco conosciute
nel resto del
Paese. Ce la farete.
Questa intervista è stata completata nel Giugno 2001 e pubblicata anche sul numero di Settembre della rivista Hamlet dell'Associazione Italiana Direzione del Personale che ringrazio vivamente nella persona del Dr. Marco Minghetti.