Newsletter di Mario Pagliaro 3 marzo, 2003:

Concessionari, goodbye!

Vi siete messi a ridere anche voi. Avete visto il faccione siciliano del presidente dei commercianti italiani dichiarare che "i commercianti sono, con i consumatori, le prime vittime di questi aumenti". Che poi, il giorno dopo, gli amici della gloriosa Coldiretti gli hanno fatto uno scherzo.

Hanno portato in piazza le verdure e la frutta con le etichette dei prezzi alla produzione. E tutti hanno visto che i fagiolini che i signori commercianti vi vendono anche a 6 euro al chilogrammo (avete letto bene: sei (6) euro al chilogrammo), loro in realtà li vendono a 80 centesimi.

Mentre Antonio D'Amato, nemmeno rientrato dalle Ferie, a Rimini al Meeting di CL era stato ancora più duro (video in streaming): "i commercianti hanno cambiato l'euro a mille lire" (che invece, sulla carta, varrebbe 1936,27 delle vecchie, care lirette).

Che è successo? E che c'entra Francesco Carlà?

E' successo, semplicemente, che i commercianti e gli altri concessionari delle imprese (i grossisti) -- i primi risparmiatori italiani -- sono stati sbancati dai loro bancari di fiducia durante quella che Francesco, al solito pittorico, ha chiamato la crisi "delle mille bolle blu". 

E così, dalla primavera del 2000, hanno iniziato a perdere il 50, poi il 60 e infine persino il 90% dei loro soldi (molti soldi: decine di migliaia di miliardi di lire) che i loro consulenti bancari e l'umana avidità gli avevano fatto investire sui corsi azionari delle società di capitali chiamate Bipob-Carire, Seat, Tiscali, CdBwebtech, Chl in Italia oppure Webvan, Lucent, Nortel, Alcatel sulle Borse estere.

La cosa, ai commercianti, non gli ha fatto piacere; i vari direttori bancari hanno allargato le braccia (ché già le loro percentuali erano in cassa), e noi siamo stati chiamati a pagare il conto. Ma prima che pensiate che questa sia un "tirata" no-global contro il commercio e i suoi intermediari, fermatevi.

Nulla è più utile per tutti, trattandosi dei propri risparmi e in generale dei propri soldi, che trovare un modo sano e proficuo di farli fruttare investendoli nelle imprese. 

E Francesco, che ha scritto Trading on line 2 c'entra, perché ci indica già ancora una volta una via di uscita creativa, pratica e anche illuminante.

Investire on line: intermediari e consulenti, addio! 

Voi, dunque, siete alla ricerca di imprese ad alto potenziale di crescita, su cui investire i vostri soldi. E gli imprenditori e i manager di moltissime imprese sono alla ricerca dei vostri soldi per crescere, conquistando nuovi mercati con prodotti nuovi e tagliati sugli ormai sviluppati gusti individuali delle società post-industriali del XXI secolo.

Le Borse sono le organizzazioni centenarie regolate dalla legge il cui compito è quello di fare incontrare tale offerta con tale domanda. Eppure, a voi e ai vostri sudati risparmi, i più grandi trader di Borsa ancora qualche anno fa, si riferivano con un'espressione sprezzante ma veritiera: "Parco Buoi".

Perché?

Perché a causa dell'impossibilità, nell'era prima di Internet, di raggiungervi individualmente per potervi parlare e prospettare l'investimento, le imprese erano costrette a rivolgersi ad un intermediario con dentro i soldi di un numero consistente di voi risparmiatori; e cioè a una banca.

Sarà lei, la banca, a curare il lancio al pubblico, cioè a voi, delle azioni in vendita di quell'azienda che si quota in Borsa (OPV; o IPO dall'inglese Initial public offering). 

Voi allora andate in Banca alla ricerca di un buon investimento e -- zac! -- il vostro consulente finanziario vi propone di acquistare le azioni di quella "bellissima società, con grandi prospettive di crescita, con un ottimo management...".

A proposito ricordo ancora quando un mio parente durante "le mille bolle blu" mi chiese: "Ma cos'è questa Seat?"  

E io, "quelli che stampano le Pagine Gialle". 

"Ah, sì?... Mi ci vogliono fare investire"

"Ah -- gli dissi io --. Ma tu in vita tua quante volte le hai aperte, 'ste Pagine Gialle?".

"Io?... Io, mai. Ma speriamo bene".

Il finale lo conoscete pure voi. Le azioni Seat hanno perso oltre l'80% del valore al quale il malcapitato parente le acquistò; mentre i suoi manager hanno sì lasciato l'azienda; ma non prima di essersi rivenduti in Borsa le azioni ricevute in opzione prima della quotazione (le stock option; stock in americano significa azione).

Naturalmente, al momento della massima quotazione.

E così, voi avete perso i vostri soldi, loro sono diventati multimiliardari e le banche hanno guadagnato le loro percentuali.

Gli economisti accademici, eredi del tedioso Aristotele e sempre astratti, chiamano questa cosa "asimmetria informativa". Cioè, loro -- i consulenti finanziari, i manager delle aziende e le banche sanno tutto -- e voi non sapete neanche dov'è che li state mettendo, i vostri soldi (per esempio, sapevate che persino la stessa Borsa Italiana S.p.A. è ormai di proprietà delle banche?)...

Ma siamo all'inizio dell'Era della Rete, e gli italiani possono finalmente investire da soli, quando e come vogliono su imprese italiane e straniere che possono scegliere liberamente utilizzando i servizi on line di una qualsiasi banca trader (come Imiweb o Fineco e molte altre).

E di italiani, on-line, ce ne sono già 10 milioni. Dieci milioni in meno di 10 anni, capite?

E c'è un ragazzo di quarant'anni che 6 anni fa ha iniziato in Italia ad annullare questa "asimmetria" inviando prima a 100 e poi a 160mila italiani in Italia e in giro per il mondo una newslettera di "finanza democratica" con cui spiega, analizza, prospetta, immagina e racconta più volte la settimana le vicende dei Vincitori e degli altri sulle Borse americane e italiane dal Nasdaq al Nyse, dal Mib30 al Nuovo mercato...

Comunicare: Lo stile vince sempre

Il ragazzo si chiama Francesco Carlà, che invece dello stile asfittico e volutamente incomprensibile della gran parte della comunicazione finanziaria, usa uno stile giornalistico e immaginifico che elimina la noia e dà ai contenuti -- preziosi: Carlà è un trader on line da 15 anni e uno dei pionieri dell'uso della Rete in Italia -- quello che gli serve per fare di decine di migliaia di persone degli investitori.

E nel suo nuovo libro Trading on line 2 insiste: "un investitore non è uno scommettitore che punta e vince sempre. E la finanza non è un casinò. Più sai e più guadagnerai. Le tue probabilità di profitto sono uguali alla tua conoscenza del mercato. Sempre."

E continua conciso con 25 massime per investire meglio, "vi servono un capitale iniziale di 2.500 - 3.000 euro, un PC connesso ad Internet e una valutazione del rischio. E vi insegno io come si fa a valutarlo".

Gli insegnamenti seguono precisi e intervallati dai dialoghi con i suoi lettori on line in un collage delle sue newslettere; sempre con lo stesso stile brioso ma analitico: e riferito alle imprese della new economy che hanno trionfato (i Vincitori come eBay, Yahoo, Amazon e Microsoft) e a quelle che hanno perso. Ad "Arturo Andersen", e ai "ragazzi di Ebays"; alla "SuperCina" al "Marziano" o al "Cannibale" del Simulmondo.

Gli italiani non vedono l'ora di trovare modi migliori di investire i loro soldi e il libro, uscito a maggio e già alla seconda edizione.

Una crisi epocale

Ma Carlà è un pensatore strategico, il filosofo autore di Simulmondo, e non si sottrae certo ad un'analisi della crisi economica in atto. E scrive: "questa non è solo una crisi di passaggio dell'economia occidentale e industriale.

"Questa è una crisi epocale della modernità e dei suoi modelli di produzione e consumo. Sia per il capitalismo 'perfetto' americano, ma obsoleto, sia per il capitalismo imperfetto italiano.

"Credo -- aggiunge -- che negli ultimi anni il senso del capitalismo stia cambiando rapidamente, sotto la spinta dei vecchi e dei nuovi media. Così come i media cambiarono la guerra per sempre, dal Vietnam in poi.

"Vedo che la old economia di molti dinosauri si sta afflosciando come previsto nel 1999, ma il Simulmondo dei nuovi stili di vita e produzione non decolla come potrebbe e vorrebbe.

"La transizione sarà ancora lunghetta e dolorosa".

E ancora: "io credo che quello che non funziona più sia la nostra VITA. Vi piace una vita scandita dall'apertura e dalla chiusura delle fabbriche e degli uffici? Otto ore dentro e il resto fuori a cercare di arrivarci. Poi le ferie tutti assieme negli stessi posti, mare, montagna, e viaggi organizzati...

"Questa vita ha il ritmo dell'industria. Ma come il ritmo della vita dell'agricoltura andò in soffitta, penso ci andrà anche quello dell'industria.

"La crisi del panino è precipitata. McDonald's ha raccontato al mondo quello che i Fwiani (i suoi lettori, NdA) sapevano già: avrà la sua prima malinconica perdita in 47 anni di storia e successo. E voi pensate che alla Coca Cola possa far bene la crisi di McDonald's?

"Le persone stanno cambiando. Nessuno pensa più che il bello della vita sia un hamburger mangiato in fretta, bevendoci sopra una bella coca.

"Per questo si vendono le BMW e le Porsche, ma anche le Peugeot, le Smart e le Mini. Nessuno vuol più saperne di auto tutte eguali per i Fantozzi degli anni duemila. La crisi della Fiat è la crisi della creatività e della fantasia.

"C'è -- conclude profetico Carlà --. un intero pianeta migliore da progettare. E un'enorme discarica di prodotti industriali anonimi e grigi da riempire". 

E quindi conclude profetico: "nei prossimi mesi ed anni avremo la prima grande Guerra Globale: vecchia industria per le masse vs. nuova industria per gli individui. La seconda ha Simulmondo inside".

Nuova finanza d'impresa

Allora, le persone possono investire liberamente il proprio denaro su imprese di tutto il mondo, farsi una cultura finanziaria ed economica e in questo modo liberarsi dal giogo degli intermediari bancari; le quali, infatti, affrontano loro stessi una crisi epocale con la perdita dei clienti e una crisi di credibilità già partita negli USA e che presto toccherà a catena le banche europee.

Resta da chiudere il cerchio.

Gli imprenditori devono poter finanziare le loro imprese rivolgendosi direttamente al mercato dei risparmiatori, al di fuori dell'intermediazione bancaria.

"La finanza, conclude Carlà, è il futuro dell'economia".

Con la qualità, aggiungo io.

Le imprese italiane infatti stanno perdendo ovunque, e a ritmo crescente, le loro quote di mercato. E le perdono per un solo motivo: perché la qualità dei loro prodotti è bassa perché è basso, nella gran parte dei casi, il contenuto tecnologico (cioè la conoscenza scientifica applicata).

Non tutte, naturalmente. Per esempio, sono di qualche giorno fa i dati che confermano un aumento ulteriore anche nel 2003 delle vendite delle moto in Italia, già in crescita nel 2002 sul 2001. Eguale come sopra: le nuove, bellissime moto per gli individui che si vogliono godere il paesaggio straordinario del loro Paese.

Ora, il rapporto banche-imprese, com'è noto, in Italia sta diventando sempre più problematico. Ma se le imprese vorranno resistere alla ipercompetizione del mercato globale devono rivoluzionarsi e rivoluzionare i loro prodotti.

E questo farà sì che un numero rapidamente crescente di imprese inizieranno prestissimo a finanziarsi rivolgendosi direttamente ai risparmiatori (se ne parla, per dire, il 10 ottobre prossimo presso la Banca d'Italia a Palermo).

Qualcosa di meglio del Simulmondo, allora?

Ed ecco anche perché gli imprenditori farebbero bene a buttare via i siti web attuali delle loro imprese ed iniziare a comunicare seriamente e direttamente con loro, senza files in PDF scritti in burocratese, ma comunicando la visione, lo stato e le prospettive delle loro imprese e aprendosi al confronto necessario a conquistare fiducia e credito presso il pubblico.

E voi, imprenditori e giovani che lavorerete nelle imprese, pensate di poter fare a meno di leggere questo libro?

Per saperne di più

Il libro: F. Carlà, Trading on line 2, con la collaborazione di Fabio Ferro, Apogeo, 2003; ISBN 88-7303-910-3.


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