«Ferruccio Barbera: La comunicazione al servizio dello sviluppo»

Ferruccio Barbera, il grande manager della comunicazione sicilianoSono passati 10 anni dalla scomparsa di Ferruccio Barbera, grande manager della comunicazione. A lui è dedicato il Seminario “Marcello Carapezza” del 2015 con il ricordo di due grandi protagonisti siciliani della cultura, il musicista Marco Betta e l'archeologo Sebastiano Tusa che con lui collaborarono a lungo.

Marco Betta: "Un mondo di bellezza, pieno di luce"

Roberto Alajmo ha definito Ferro 'affamato di futuro'. Qual'e una cosa che desiderava per il futuro e che hai visto realizzare, e quale invece è rimasta irrealizzata?

Ferruccio disegnava il futuro, la sua anima lo portava ad esplorare, a ricercare oltre i confini delle cose e delle situazioni. Il suo spirito artistico inquieto, sensibile, profondo lo portava ad immaginare sempre un mondo di bellezza. Il futuro per Ferruccio era una navigazione fra isole governate da energia pulita, luoghi in armonia pieni di arte, sport, cultura, innovazione tecnologica e memoria culturale. Il mondo visto come un arcipelago di tolleranza, comprensione, rispetto. Tra i desideri realizzati il Teatro Massimo sempre aperto anima culturale della Sicilia europea, tra le idee non realizzate il desiderio di vedere le nostre città più colorate, piene di giardini e percorsi artistico- culturali con l’arte e la cultura al centro di un percorso sociale di crescita della collettività.

Qual'e' il tratto umano di Ferro che più lo caratterizzava ai tuoi occhi?

Ferruccio era ed è per me una presenza luminosa, la sua sensibilità rendeva leggeri e forti allo stesso tempo. Durante il periodo della riapertura del Teatro Massimo occupammo prima il Foyer, poi alcune stanze che diventarono l’avamposto della rinascita del teatro, volavamo e correvamo sopra e dentro i problemi che con lui sembravano svanire come bolle di sapone. Non si fermava mai, non ci fermavamo. Riusciva ad appassionare tutti raccontando come sarebbe stato quel luogo riaperto. Immaginava e sognava e le idee prendevano corpo diventavano, sedie, poltrone, palcoscenico, sipario. Alzava un dito e ci indicava un particolare nei palchi, una rifinitura nella fossa orchestrale, un dettaglio nel cielo forato. Quando dopo alcuni giorni mi capitava di ritornare con lo sguardo a quei particolari vedevo che brillavano, erano i segni della rinascita. Ferruccio ti abbracciava con lo sguardo, la sua lealtà, il suo spirito elegante ti davano fiducia. A tutte le persone che incontrava lasciava in regalo l’emozione di avere visto le cose con uno sguardo intenso, per gli amici era una bussola, un porto sicuro, potevo percepire le vibrazioni del suo affetto a distanza.

In cosa più ti manca oggi, specie con riferimento alla Sicilia che, ad esempio, poteva essere con Fabio Granata, e che invece è in profonda crisi?

Mi manca la luce di Ferruccio, le migliaia di idee che accendeva come lampadine, la sua, la nostra Sicilia era quella di “una terra che racconta”, luogo sospeso tra memoria, innovazione e futuro. Ferruccio con la mente, con lo sguardo, col fare, con i suoi progetti oltrepassava il perimetro dell’isola e sapeva condurci oltre.  La Sicilia immaginata da Ferruccio era un mondo di bellezza pieno di luce..

Sebastiano Tusa: "Un'umanita senza eguali"

Ferruccio come te amava Pantelleria. Cosa avrebbe fatto Ferruccio per far conoscere la bellezza del mare di Pantelleria?
La ricchezza del mare di Pantelleria è tale che basterebbe poco per renderla ancora più attraente e, soprattutto, conosciuta. Tutti noi ce la mettiamo per farla conoscere al mondo e talvolta ci riusciamo. Ma è fuori di dubbio che Ferruccio avebbe avuto una marcia in più di noi sia per la sua rete di conoscenze immensa e reale, ma, soprattutto, per la sua forte carica umana che lo portava a penetrare nei più difficili ambienti della comunicazione nazionale ed internazionale. Avrebbe certamente fatto del mare di Pantelleria e delle sue ricchezze culturali una delle sue indimenticabili sobrie ma penetranti formule fatte di immagini e concetti che avrebbero toccato il cuore e la curiosità di molti. Avrebbe certamente tirato fuori dal cappello qualche trovata concettuale e figurata che ci avebbe aiutato e gratificato.

Mi pare di ricordare che Ferruccio abbia detto che c'era una comitiva a Palermo, che si riuniva di fronte al Tiffany. Vi vedevate?
In verità da adolescenti ci vedevamo raramemte e non posso dire che eravamo amici. Frequentavamo gli stessi luoghi: baretto a Mondello, Fiamma a Palermo (non Tiffany). Ma io percorrevo di più le strade dell'impegno politico, lui quelle dell'opportuno e corretto divertimento giovanile. Io non rinnego quello che ho fatto da adolescente e, pertanto, non rinnego il mio forte e pervasivo impegno politico che mi portò a fare esperienze importanti, quali, ad esempio, l'amicizia con Peppino Impastato. Tuttavia se me la fossi goduta un tantino di più forse sarebbe stato meglio.

Con Ferruccio avete lavorato insieme durante la gestione politica di Fabio Granata ai Beni Culturali. Cosa ricordi?
Il periodo della conduzione assessoriale di Fabio Granata è certamente stato il momento più esaltante della mia carriera di archeologo al servizio delle istituzioni pubbliche. Fondammo la Soprintendenza del mare. Investimmo milioni di euro in scavi e ricerche che portarono a scoperte sensazionali come le teste di Pantelleria, Mursia, il relitto di Scauri, Mokarta, le grotte del Trapanese, etc. Ferruccio era formidabile poichè si poneva all'apice di una sorta di catena di montaggio di un'efficienza strepitosa che ci fece avere a noi ed alla Sicilia successi enormi. Io proponevo scavi e ricerche, Fabio approvava e finanziava, Grado disponeva opportunamemte la macchina burocratica, io scavavo, ricercavo e trovavo, Ferruccio esaltava e divulgava al massimo le scoperte rendendole ancora più interessanti e penetranti nel difficile mondo della comunicazione. Che nostalgia!!


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