«Pensare. Agire. Comunicare»

«Questa è la situazione dei consumi energetici basati sulpetrolio — ha esordito il presidente della Fondazione ClimAbita, Norbert Lantschner, nella straordinaria lezione tenuta a Palermo in occasione del Seminario “Marcello Carapezza” l’11 ottobre 2012 a Palazzo delle Aquile.

«La sua presenza qui a Palermo, ha detto salutandolo, l’Assessore all’innovazione del Comune di Palermo, Giuseppe Barbera, impegna anche l’Amministrazione ad iniziare un percorso che punti proprio al risanamento energetico e all’autosufficienza basata sull’energia solare. Come da tempo ci insegnano dall’Alto Adige.

«Palermo e la Sicilia per molti secoli hanno usato con ingegno l’arte del costruire in modo naturale per proteggersi dall’afa estiva. Penso alle Camere dello scirocco arabe, o ai dammusi di Pantelleria.

«Poi questo equilibrio naturale, con l’epoca moderna si è rotto. E dopo l’ultima guerra mondiale, le nostre città hanno subito una vera e propria devastazione che oggi ci porta ad avere case prive di comfort e dai consumi fuori controllo.

«L’esperienza di Lantschner è preziosa, ha concluso il professore Barbera, perché ci insegna che il cambiamento partendo dal basso è possibile e ben accetto.

«Ne faremo tesoro».

L’uso dissennato del petrolio

«Questi sono i consumi giornalieri — ha detto ancora Lantschner –: 84 milioni di barili al giorno. Qualcosa come se mettessimo in fila ogni giorno 1,27 milioni di autobotti. La metà del periplo terrestre, che è pari a 42mila km, mentre lo spessore della coltre celeste che consente la vita è di pochi km.

«Come se parlassimo di uno strato di brina su una mela.

«E nella quale, nel solo 2011, abbiamo riversato 34miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Il record storico.

«Il petrolio è già carissimo, ma a 300 dollari al barile diventerà incomprabile. La Nasa quest’estate ha mandato 5 satelliti a controllare perché l’intera Groenlandia era priva di ghiacci.

«Eppure se cercate qualcosa sui cambiamenti climatici, l’energia e la questione ambientale, sui mass media italiani, semplicemente, non se ne parla.

«Chi sa che gli edifici da soli contribuiscono al consumo di energia più dell’intero settore dei trasporti? Quasi il 50% dei consumi complessivi di energia su scala globale.

«Nel 2011 l’Europa ha speso 499 miliardi di euro per importare gas e petrolio, il 3.9% dell’intera ricchezza prodotta.

«Nel 1999 erano 90 miliardi. Sono risorse di cui priviamo le nostre comunità. Ed è una situazione che ci porterà al collasso economico e ambientale.

«Dovete capire che tutta la strategia europea che porta con le varie Direttive fino agli edifici a consumo zero, nasce dalla consapevolezza che non possiamo più utilizzare gas e petrolio per gli edifici. Perché ci servono ancora per l’industria e per i trasporti.

«L’Italia dipende energeticamente dall’estero per oltre il 90% dalle importazioni di combustibile. Adesso sono stati dati i permessi di trivellare.

«Ma dove ci porterà questo? Ad avere altri 5 minuti di petrolio a basso costo? E poi?

«Come dice il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia: ‘E’ più intelligente lasciare noi prima il petrolio, prima che il petrolio lasci noi’.

«Il petrolio a basso costo è lì fuori: davanti a voi fuori dalle finestre di questo magnifico palazzo. Sono le migliaia di case prive di qualsiasi isolamento. Che in inverno per riscaldarsi e di estate per raffrescarsi con gli split consumano la nostra ricchezza e portano alla «devastazione ambientale che vediamo.

«E’ ovvio, ed è responsabile nei nostri confronti e in quelli dei nostri figli, che dobbiamo cambiare questa situazione folle.

La mancata informazione dei mass-media

«Così quando i giornalisti mi chiedono perché in Germania, Svezia, Danimarca le tecnologie per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili nelle case sono conosciute, amate e utilizzate da tutti, io gli rispondo: E voi perché non ne parlate seriamente mai?

«Dove sono gli articoli e le rubriche dedicate ad ambiente ed energia, sui giornali italiani?

«E in televisione?

«Voi sapete che quest’anno passato a San Pietroburgo, in Russia, c’è un intera parte della città — 200mila persone — che alcuni giorni d’inverno scelgongo di vivere al freddo e di spegnere gli impianti di riscaldamento a gas naturale, perché hanno capito che vendere alla ricca Europa il gas può giustificare il sacrificio di vivere di qualche giorno in casa col cappotto?

La rinascita dell’economia e i nuovi lavori

«Il Cresme Ricerche ha appena concluso uno studio dal quale emerge che in Italia nei prossimi 5 anni dovremo rifare 300 milioni di metri quadri di coperture, e 140 milioni di pareti.

«Se lo faremo, come hanno già fatto molti Paesi europei, creeremo 300mila posti di lavoro.

«Nuovi posti di lavoro fatti di nuove professioni che poco hanno a che vedere con le tradizionalimaestranze dell’edilizia: cappottisti, esperti in diagnosi energetiche, installatori solari, impiantisti specializzati in energie rinnovabili, esperti nella posa di serramenti ad alta efficienza. Tutte competenze nuove che in larga parte ancora non esistono.

«In Italia infatti gli edifici sono stati in gran parte costruiti fra gli anni ’50 e gli anni ’80 del secolo scorso, senza alcuna attenzione al consumo energetico visto che l’energia costava quasi nulla. Ora che devono essere ristrutturati per ovvie ragioni di degrado legato all’età, questo dovrà avvenire curandone il risanamento energtico.

«La Germania lo ha fatto e lo sta facendo usando una politica con incentivi così ben concepiti che per ogni euro speso dallo Stato ne sono rientrati 5 sotto forma di risparmio di gas e petrolio, e di gettito fiscale e contributivo aggiuntivo.

Pensare, agire e comunicare

«Certamente, possiamo farlo anche noi. Partendo però dalla necessaria apertura mentale al nuovo.

«In quest’ordine: Pensare, agire e comunicare.

«Intendo dire che non bisogna soltanto comunicare. ‘Bio’, ‘eco’, ‘green’, sono tutti termini che stanno perdendo significato perché troppo spesso legati ad attività di green washing che con lo sviluppo sostenibile non hanno niente a che fare.

«Invece, partendo dalla riflessione, possiamo comprendere perché dobbiamo questa non è una crisi economica come le altre; ma è una crisi epocale che mette in discussione il nostro modo di vivere e di produrre.

«Le tecnologie per risanare gli edifici sono tutte lì: pronte ad essere usate. Non è come nella mobilità, che ancora non sappiamo se useremo l’elettricità o l’idrogeno.

«Le persone però non le conoscono e quindi non le usano.

«Quando nell’estate di 4 anni fa con Matteo Renzi allora presidente della Provincia, abbiamo messo in Piazza della Repubblica a Firenze, il cubo di ghiaccio all’interno della fibra di legnoe abbiamo chiesto con delle cartoline se dopo 10 giorni avremmo trovato del ghiaccio, quasi tutti hanno risposto di no.

«Ed è comprensibile. La temperatura sulla parete al pomeriggio era di 56 gradi!

«Dopo 12 giorni siamo andati, c’erano 30 telecamere, e il 96% del ghiaccio era ancora integro.

Mettere in castigo la casta dei progettisti e costruttori tradizionali

«Quello che serve allora sono informazione e nuova cultura: fra i progettisti, le maestranze e le imprese. E fra le persone.

«Dobbiamo mettere in castigo questa casta di progettisti e costruttori che continuare a fare come hanno sempre fatto.

«Cioè a costruire colabrodi energetici come quelli che hanno fotografato in Legambiente ancora in questo Rapporto. E che poi dureranno 50 anni e continueranno a mangiare energia non dovuta.

«E dobbiamo intervenire anche sulla casta dei dirigenti pubblici. Perché fino ad ora in gran parte hanno mostrato solo inerzia e resistenza. Quando invece gli Enti locali hanno tutto ciò che serve, partendo proprio dal semplice Regolamento edilizio, per incentivare il cambiamento nel modo di costruire.

«Serve tutta la squadra: progettisti, costruttori, istituzioni e mondo della formazione e della ricerca.

«Mettendo al centro la “Signora Maria”, il singolo utente che ha bisogno di comprendere e apprezzare quello che vogliamo realizzare.

L’utente al centro

«CasaClima ha avuto uno straordinario successo perché metteva al centro l’utente: la Signora Maria. Che adesso firmando un contratto di affitto o di acquisto di un immobile sapeva cosa significava che fosse certificato CasaClima.

«Perché lo aveva già sentito sulla propria pelle — andando nelle case di amici e conoscenti — quale fosse la differenza fra una casa normale e una CasaClima.

«Così la prima società immobiliare dell’Alto Adige, che all’inizio ci aveva semplicementesnobbato, dopo 2 anni ha rivoluzionato la sua offerta. E ha smesso di vendere e affittare immobili che non fossero certificati CasaClima.

«Così abbiamo iniziato a toccare gli interessi economici di alcune aziende. E quando si fa questo, iniziano i casini. La politica è intervenuta ed ha messo fine alla mia esperienza in CasaClima.

«Ma questo è un processo di cambiamento che non si lascerà certo fermare da questi giochini.

«Perché è la stessa portata della crisi che richiede di rendere veramentesostenibile il nostro modo di costruire e di vivere le abitazioni.

Sconfiggere la casta dei puristi

«E devono smetterla anche quei professori universitari che fanno i puristi. E che ci invitano a usare formule sempre più sofisticate.

«Gli ultimi software per il calcolo delle prestazioni energetiche, usano algoritmi che fanno uso di 550-600 equazioni. Questo per arrivare a valori che riguardano la terza cifra decimale.

«E questo mentre studi europei ci indicano che è la non corretta gestione degli impianti a far perdere fra il 25 e il 40% del risparmio energetico.

«Anche voi, qui in Sicilia, provate a lasciare aperto un frigorifero in classe A++ e pi vediamo quanto consuma!

«Inoltre, dobbiamo capire che dobbiamo tornare al contatto con la Natura. Perché il distacco dalla Natura ci ammala. E ammala le nostre società.

«E’ uno sforzo che stanno facendo decine di città nel mondo.

«Persino a New York con l’audace Masterplan appena adottato. Perché hanno capito che vivere in una giungla di cemento armato ci perde.

Costruire e abitare sostenibile

«Quindi, non solo costruire, ma ancheabitare sostenibile. E qui ClimAbita darà un ulteriore contributo. Cercando di riportare in condizioni di “ciclo chiuso” il nostro modo di abitare. Con un’attenzione forte al tema dei rifiuti e a quello dei materiali usati per costruire.

«Faremo questo e andremo oltre.

«La patente energetica casa per casa, edificio per edificio. Uno standard minimo, che è quello della legge europea e italiana.

«E due standard premiali. Con controlli in cantiere e sugli edifici conclusi: casa per casa, edificio per edificio.

«L’Italia ha già perduto la possibilità della certificazione energetica. In Lombardia ci sono800mila immobili certificati.

«I controlli da parte della Regione sono stati 40. E anche sul risultato di quei 40 controlli c’è il segreto.

«E’ ovvio che così non può funzionare.

«Per questo ci avvarremo di revisori a livello regionale di cui cureremo la formazione; e che lavoreranno secondo principi etici di responsabilità diretta molto stringenti.

«In una logica no profit. In cui noi non costruiamo, non vendiamo prodotti per l’edilizia e non facciamo progettazione.

«Ma solo consulenza e verifica e formazione indipendente, al servizio dell’utenza e quindi della comunità che nelle nuove case e nei nuovi edifici andrà a vivere e lavorare».

Edifici siciliani ad energia quasi zero

Dopo Lantschner, Mario Pagliaro ha presentato le attività formative del Polo Solare della Sicilia, partendo dal corso sugli Edifici siciliani ad energia quasi zero che avrà inizio a novembre.

«Quella che vedete, ha detto, è la casa di un noto avvocato del Foro di Palermo ubicata a Terrasini.

«La casa, realizzata secondo i principi della bioarchitettura, si è rivelata così malsana che dopo pochi mesi la muffa si formava persino sui vestiti lasciati durante la notte.

«L’avvocato, naturalmente, ha fatto causa all’impresa edile e al progettista. E ha provato in tutti i modi ad eliminare l’umidità, incluso l’uso del riscaldamento a Gpl per l’intera giornata. Ma senza successo.

«Poi ha fatto installare questi: che non sono televisori LCD, ma tre pannelli solari termici ad aria costati, insieme a tutto l’impianto di ventilazione meccanica a consumo zero perché alimentato da un pannellino fotovoltaico a 12 Volt, poco più di 4mila euro.

«In due settimane di funzionamento automatico e naturale, perché legato al ciclo solare, la casa è stata risanata. L’umidità è sempre intorno al valore ideale del 70%, la temperatura non scende mai sotto i 20 gradi e la casa è stata risanata integralmente.

«Ma chi di voi, ha concluso Pagliaro rivolgendosi al pubblico fatto da ingegneri, architetti, geometri e tecnologi impiantisti, conosce questa tecnologia semplice e potente? E chisapeva che è utilizzata anche in Sicilia?

«Ed ecco perché c’è bisogno di un’attività di coordinamento, formazione e informazione come quella che abbiamo da tempo iniziato con il Polo solare della Sicilia; e che adesso si integra con quelle di ClimAbita perché dobbiamo smetterla di fare frazionismo e andare avanti in ordine sparso.

«E, al contrario, mettere a valore le esperienze migliori del Paese e lavorare in rete, in una logica di partnership. Dalla Sicilia a Bolzano.

«Insieme.

«Non faremo né attività di consulenza né di certificazione. Queste le farete voi: che siete e dovete agire come “evangelisti” dell’efficienza e dell’energia solare presso le famiglie, le imprese e le pubbliche amministrazioni.

«E siccome sempre si paventa che ‘In Sicilia non è possibile’.. ‘In Sicilia le persone non capiscono’… e simili altre facili generalizzazioni, ho chiesto all’ingegnere Giuseppe Di Marzo di spiegarci come si realizza una casa in Classe A in Sicilia, come hanno appena fatto a Mondello».

Casa F. Una casa in classe A “gold” in Sicilia

«Sono un impiantista, ha esordito Di Marzo, e sono stato coinvolto dal team di architetti che ha progettato questa casa fin dal primo momento, per minimizzarne i consumi.

«E poi per dotarla di impianti di riscaldamento e raffrescamento altamente efficienti, e in gran parte alimentati dall’energia solare.

«Quando ho concluso i miei studi di ingegneria, ormai circa 30 anni fa, queste cose non ce le avevano insegnate. Ho studiato per aggiornarmi, e i risultati sono stati entusiasmanti.

«A Mondello abbiamo scelto un termocappotto in fibra di legno e calce naturale, poggiato sulla strutttura delle pareti in laterizio porizzato. Abbiamo anche adattato al clima siciliano il tetto in legno, con isolamento anch’esso in fibra di legno, dotandolo di un sistema di ventilazione naturale.

«Poi abbiamo integrato sul tetto un impianto fotovoltaico da 4 kW di picco, e un altro solare termico costituito da 6 collettori termici che alimentano un impianto a circolazione forzata per la produzione tanto di acqua calda sanitaria che per l’integrazione al riscaldamento invernale.

«Lo stesso impianto riadiante a pavimento viene usato tanto per il riscaldamento che per il raffrescamento. Un normale impianto di inversione termica trasforma il caldo in freddo, di fatto il solar cooling, e alimenta d’estate il pavimento con acqua fresca.

«Mentre una semplice Velux installata sul tetto facilita la ventilazione naturale dell’aria e dunque la rimozione costante dell’umidità e il rinnovamento dell’aria.

«Questi sono i risultati dei consumi per i primi 2 mesi: luglio e agosto 2012. I consumi sono pari ad un terzo di quanto previsto dai più stringenti limiti di legge. La legge in vigore, la 311, dalla quale sono molto distanti quasi tutte le case italiane.

«In pratica, oltre il 50% dell’energia consumata nei primi 2 mesi è stata dovuta all’uso dilampade basso efficienti nel giardino, sulle quali non ci avevano chiesto di intervenire.

«Le abbiamo fatte sostituire. La casa è una classe A “gold”. Di fatto, ad oggi gli impianti sono rimasti inutilizzati perché il termocappotto fa sentire agli abitanti addirittura fresco. E questo nonostante le temperature altissime di questa estate.

«E sapete perché usavano lampade ad alto consumo? – ha aggiunto Pagliaro.

«Perché i tecnici siciliani non sanno dove e come si comperano luci LED di qualità a basso costo.

«Noi, con ClimAbita Sicilia, ci occuperemo proprio di questo: di offrire conocenze aggiornate sulle soluzioni — il come — costruire ed abitare abbattendo i consumi energetici e utilizzando l’energia solare.

«Costruire ed abitare. Insieme».

I politici locali che non sostengono il cambiamento

«I politici e i tecnici negli Enti locali — ha aggiunto l’Energy manager della Regione Siciliana, Salvo Cocina — sono proprio coloro che impediscono il cambiamento nei consumi energetici.

«La Regione Siciliana spende 400 milioni di euro all’anno in elettricità. Quattrocento milioni. Ogni anno. Una cifra in crescita ogni anno.

«Nel mio ruolo istituzionale ho proposto che partisse un audit energetico dei 118mila edifici posseduti dalla Regione. Per comprendere dove sono gli sprechi e come intervenire in via prioritaria. Ci sono decine di contratti diversi. Tutti, guardacaso, a sfavore della Regione.

«Ho scritto il Piano di azione per l’efficienza e l’ho consegnato al presidente della Regione. Il Piano prevedeva la creazione di migliaia di posti di lavoro, solo in questa attività di audit preliminare.

«Ma non si è fatto nulla. Il governo non ha intrapreso alcuna azione.

«E il Parlamento regionale non ha legiferato in alcun modo riguardo l’efficienza energetica.

«L’energia continua ad essere percepita come una tassa.

«Bisogna pagarla. E basta.

«L’unico interesse è stato per l’eolico e il fotovoltaico. Ovvero, per i giganteschi profitti garantiti ad investitori in larga parte esteri.

«E invece è dall’efficienza che bisogna partire. Partendo con l’applicare realmente lalegislazione nazionale che è all’avanguardia. E che non è applicata.

«Io mi onoro di appartenere all’Uffio del Genio civile della Regione, di cui sono dirigente.

«Quando mi hanno sottoposto il bando per 2 milioni e mezzo di lavori presso il palazzo dell’ex Ente di sviluppo agricolo della Regione a Catania, ho chiesto ai colleghi dove fossero le valutazioni energetiche previste dalla 311.

«’Quali valutazioni?’ mi è stato risposto?

«Ho bloccato la gara e fatto inserire tutti i requisti per l’efficienza energetica, tanto degli impianti che dell’edificio.

«E certamente, abbiamo bisogno di maggiore informazione, formazione e, soprattutto, di fare rete. Come facevamo per la Protezione civile qui in Sicilia fino a qualche anno fa.

«E come dobbiamo fare per lo sviluppo sostenibile».

«Partendo dall’apertura mentale di cui parlavo — ha concluso Lantschner — la Sicilia con il suoclima straordinario che richiede un uso minimo degli impianti e l’abbondanza dell’energia solare, potrà fare da esempio a tutta l’Europa come una grande regione basata sulla generazione distribuita di energia pulita e sull’efficienza, creando ricchezza e risanando l’ambiente».


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