qualitas1998.net Seminario "Marcello Carapezza" Loretta Napoleoni - "Economia Canaglia" | | Cerca |
Il 20 febbraio 2008 il Seminario dedicato a Marcello Carapezza dal Laboratorio di Mario Pagliaro al Cnr di Palermo è stato tenuto dalla grande economista Loretta Napoleoni che ha tenuto il Seminario a Villa Cattolica, a Bagheria, parlando di economia canaglia.
Con l’esasperazione delle attività finanziarie, dalle speculezioni in Borsa a quelle sul mercato immobiliare, l’economia occidentale – quella del cosiddetto “capitalismo avanzato” - assomiglia sempre più al serpente che si morde la coda.
Il denaro serve soltanto a “produrre altro denaro”, non viene investito in quantità sufficiente nell’economia reale, e quindi non produce più sviluppo e progresso. Già Adam Smith aveva dimostrato come le case non potessero creare alcun valore economico; l’implosione della bolla immobiliare del mercato americano prima, e britannico poi, era inevitabile. Con esso è crollato, o quasi, il sistema bancario occidentale che è stato salvato dai Governi di quei Paesi nella più grande opera di salvataggio pubblico mai varato in Occidente.
Ma questo non basterà. Perché nulla è stato cambiato nelle ragioni fondanti che quella crisi hanno creato e nella quale vivremo a lungo.
Dunque, l’Occidente perderà presto l’egemonia sul panorama internazionale; e la finanza occidentale basata sul tasso di interesse e sul denaro che crea denaro, verrà presto sostituita dalla finanza islamica che possiede nel proprio codice ideale fondante la chiave per un’economia che tende “spontaneamente” allo sviluppo e all’innovazione.
Queste le principali tesi di Loretta Napoleoni, tra i massimi esperti mondiali di terrorismo ed economia internazionale, consulente per la Bbc e la Cnn, editorialista per El País, Le Monde, The Guardian, ospite del V seminario “Marcello Carapezza”.
“I dati degli ultimi decenni sono preoccupanti – dice la studiosa – Il PIL internazionale è aumentato, questo si, però ne hanno beneficiato soltanto lo 0,1% della popolazione mondiale.
E non stiamo certo parlando della “borghesia”, ma di un gruppo molto ristretto di grandissimi magnati che si arricchiscono alle spalle del ceto medio, il quale dal canto suo si impoverisce ogni anno di più e sprofonda verso quella che viene chiamata proletarizzazione”.
Questa è la prova dell’economia canaglia - titolo del libro considerato il capolavoro della Napoleoni – che a lungo andare spalanca la forbice tra ricchi e poveri. Speculazioni di borsa; denaro che produce altro denaro; niente niente sviluppo economico e progresso sociale e tecnologico blocccato.
Le banche che operano secondo i principi della finanza islamica, infatti, agiscono secondo i precetti dettati dal “Gran consiglio della Sharia”. È quindi vietata l'applicazione di qualsiasi tasso di interesse, visto sempre e comunque come forma di usura e quindi come peccato.
"Il tempo è di Dio". E quindi non è dato all'uomo la possibilità di applicare ai prestiti un tasso di interesse che altro non è che l'applicazione di un vincolo alla libertà e al futuro del debitore.
Sono vietate, inoltre, tutte le forme tipiche della speculazione finanziaria: acquisto, vendita o negoziazioni di prestiti e mutui sui quali grava un qualsiasi tasso di interesse, il riba già condannato esplicitamente da Maometto.
Tutti gli investimenti, al contrario, devono avere come obiettivo la produzione di ricchezza attraverso il valore economico generato dall'investimento: in modo che il denaro non produca soltanto “altro denaro” ma contribuisca a intervenire sul mondo.
La “giovanissima” finanza islamica, nata negli anni ’70, non produce solo ricchezza quindi, ma porta necessariamente anche sviluppo. Sviluppo materiale. E cioè prodotti, edifici, aziende agricole, infrastrutture ed opere pubbliche.
Grazie alla finanza islamica, infatti, lo sviluppo dei paesi islamici negli ultimi 30 è stato strepitoso. Dalla Malaysia all'Arabia Saudita, si sono susseguiti frenetici i lavori per le infrastrutture, quelle che creavano e creano parte del divario economico con l’Occidente.
Questo portò alla costituzione di una potente oligarchia che si impadronì delle ricchezze pubbliche di quell'immenso Paese, e innanzitutto di quelle minerarie.
E quando un esausto comunismo che io ben conosciuto, avendo lavorato negli anni '70 alla Banca centrale ungherese che già allora studiava la convertibilità del fiorino, ecco che sul mercato del lavoro globale di milioni di esseri umani a basso prezzo, contribuendo a creare tanto il crollo dei redditi da lavoro in Occidente -- messi in concorrenza coi poveri orientali -- che alla diffusione massiva della prostituzione delle slave, assurta a vera e propria tratta delle schiave.
Quello che dobbiamo fare, quindi, è assumere come elettori e come consumatori una consapevolezza nuova e liberarci dalle illusioni create ad arte dal marketing utilizzato da quel che resta dei grandi partiti popolari europei.
E iniziare a lottare, -- con nuove scelte, nuova cultura e nuove forme partecipazione -- contro un’economia fattasi canaglia. Gli investitori, invece di buttarsi a capofitto nelle speculazioni, dovranno iniziare ad investire nelle zone del mondo dove mancano le infrastrutture: in Africa, per esempio.
Creare e redistribuire la ricchezza a livello globalizzato, dunque. Recuperando un'anima all’economia occidentale. Un’etica, dei precetti da seguire.
Sono consulente di alcuni dei principali Governi occidentali, ha concluso la grande studiosa italiana residente a Londra. Ma non di quello del mio Paese di origine.
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