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Caro Mieli,
la mattina adesso lavoro con Raaed, studente arabo del dottorato in chimica di 27 anni, cittadini israeliano di Jat e musulmano osservante. Amal viene da Nazareth, è cristiana, ha 23 anni e lavora con grande successo con Raaed. Hanan, 35enne israeliano, adora Raaed. Ronen conduce le sue misure mentre scherza con Anna, israeliana di origine uzbeka qui ormai da 10 anni, anche lei studente del programma del Master dello scienziato israeliano David Avnir, candidato al Nobel per la chimica.Fuori, nello splendido campus di Givat Ram, orto botanico di Gerusalemme, la lingua più parlata non è l'ebraico, ma il russo: neanche fossero a Mosca, questi israeliani emigrati dall'ex URSS da bambini preferiscono ancora usare la loro lingua madre.
Tutto questo potrebbe non interessare se non fosse che qui accanto pochi giorni fa, 15 ragazzi di 20 anni sono morti inutilmente quando un cittadino arabo di qualche metro più in là ha pensato che la sua vita meritasse di spegnersi per spegnerne altre e peggiorare così una situazione che - mi creda - non attende che un piccolo passo avanti da entrambe le parti per sciogliersi in un'interazione feconda a tutti i livelli, come quella che, su piccola scala, si realizza ogni giorno qui, Università Ebraica di Gerusalemme.
Mario Pagliaro
Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati, Cnr