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E' l'autodeterminazione degli studiosi a sostenere la produzione
scientifica con la riduzione dei finanziamenti per la ricerca |
1-Mar-2021
- Sono sorprendenti i risultati di un nuovo studio pubblicato su
Heliyon che analizza
l’attività scientifica del Consiglio
Nazionale
delle Ricerche (CNR), uno dei più grandi enti pubblici di
ricerca in
Europa, dal 2000 al 2019. Nonostante la riduzione del livello di
finanziamento statale per ricercatore, la produttività scientifica dei
ricercatori al CNR è drasticamente aumentata.
Nel dettaglio, lo studio condotto dal chimico Mario Pagliaro e
dall’economista Mario Coccia mostra come la produzione scientifica
annuale del CNR dal 2000 al 2019 sia quasi triplicata, con un tasso di
crescita (+ 250%) superiore al numero di ricercatori e tecnologi che
sono passati da 3.625 nel 2000 a 5.418 unità nel 2019.
L'attività scientifica del CNR è completamente internazionalizzata: gli
studiosi del CNR nel 2019 collaboravano con ricercatori di laboratori
esteri di oltre 119 paesi.
Sorprendentemente, lo studio mostra come la
maggior parte (14 su 25) dei ricercatori più produttivi del CNR nei
primi due decenni del XXI secolo lavori in istituti localizzati nelle
regioni italiane economicamente meno
sviluppate: 7 in Campania, 2 in
ognuna in Sicilia, Puglia, e Calabria, e 1 in Basilicata.
La Toscana,
con 5 dei 25 ricercatori maggiormente prolifici, e il Veneto con 3,
sono le singole regioni ad ospitare il maggior numero di ricercatori
del CNR altamente produttivi dopo la Campania. Insieme alla Basilicata,
Umbria, Lombardia e Trentino Alto Adige ospitano ognuna 1 dei 25
ricercatori maggiormente produttivi del CNR.
In linea con la storia quasi centenaria
dell’ente fondato nel 1923,
l’analisi rivela che la ricerca condotta al CNR si concentri
principalmente nelle scienze naturali (come le scienze chimiche,
biologiche e fisiche), con un ruolo crescente delle ricerche nel campo
dell'energia, dell'ingegneria e della matematica.
Nel 2019, più di un
terzo (il 34%) delle pubblicazioni dei ricercatori del CNR sono state
pubblicate dagli studiosi su riviste open access, ovvero gratuitamente
accessibili da parte della comunità scientifica internazionale.
Gli autori dello studio spiegano questi risultati con la teoria
dell’autodeterminazione di Deci e Ryan. In pratica, sarebbe
l’autodeterminazione degli studiosi del CNR, in particolare di alcune
aree geografiche, a sostenerne la performance scientifica anche in
presenza di scarse risorse finanziarie, in situazioni problematiche
legate a situazioni di crisi.
Lo studio si conclude dunque suggerendo che le politiche degli enti
pubblici di ricerca di sostegno alla produttività scientifica
individuale dovrebbero includere meccanismi
di incentivazione varando
obiettivi prestazionali sfidanti, capaci di promuovere ulteriormente
motivazione, impegno, soddisfazione e prestazioni degli studiosi,
coinvolgendoli nella definizione degli obiettivi.
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