«Ricerca e futuro»
Israele come modello di “start-up nation” già utilizzato in Italia per
una proposta di riforma della normativa sul capitale di rischio. Nove
Laboratori congiunti in quindici
anni di accordo bilaterale. Aziende italiane già presenti in Israele
dove producono eleganti tetti in cotto che minimizzano i consumi
energetici. L’opportunità di spostare le esportazioni italiane sempre
più verso settori ad alto contenuto tecnologico. La necessità di far
sapere di più e meglio. Nuove prospettive di cooperazione nel campo del
solare e della bioeconomia.
Sono questi alcuni degli
esiti
emersi dal convegno “Italia-Israele: Guidati dal futuro” tenutosi il 30
Maggio a Montecitorio nella
Sala
della Lupa su iniziativa di Antonio Palmieri dell'Intergruppo
parlamentare per l'innovazione tecnologica alla presenza di Gianluigi
Benedetti, prossimo Ambasciatore d’Italia in Israele. Scopo
dell’incontro, quello di offrire uno sguardo d’insieme
orientato al futuro sulla
cooperazione scientifica e tecnologica fra Italia e Israele attraverso
la testimonianza di ricercatori, imprenditori, parlamentari e
funzionari diplomatici
Far sapere e puntare sulla green economy
In apertura, il vicepresidente
della Camera
Simone Baldelli
ha ricordato quanto poco conosciuti ed invece di grande importanza
concreta siano i risultati della collaborazione tecnologica e
produttiva fra i due Paesi.
Roberto
Lagalla, consigliere di amministrazione del Cnr, ha spiegato la
necessità di emulare Israele nella capacità di fare innovazione
concretamente attraverso le sue start-up ad alta tecnologia, specie nel
settore della green economy e specie nel Mezzogiorno.
Necessità di far sapere richiamata anche da
Silvia Fregolent, componente della
Commissione finanze della Camera e dell’Intergruppo Parlamentare “Amici
di Israele”, che ha spiegato come sia necessario far conoscere meglio
alle imprese italiane le opportunità della collaborazione con le
imprese e il sistema della ricerca israeliano.
Concetti analoghi a quelli richiamati da
Maurizio Bernardo, presidente
Commissione finanze della Camera e Intergruppo parlamentare “Amici di
Israele”, che nel chiudere il convegno ha ricordato di aver incontrato
il ministro consigliere per gli Affari economici dell'Ambasciata
israeliana in Italia Olga Dolburt proprio al fine di promuovere una
migliore integrazione fra i sistemi produttivi dei due Paesi.
Accrescere l’interscambio nei settori hi-tech
Proprio
Olga Dolburt nel suo
intervento ha sottolineato come Italia e Israele abbiano sistemi
economici complementari. L’Italia è il nono partner commerciale per
l’export israeliano, e l’interscambio commerciale complessivo fra i due
Paesi è più o meno costante, dal 2012 ad oggi, intorno ai 4 miliardi di
dollari. “Eppure” ha continuato Dolburt “non posso dire di essere
completamente soddisfatta”.
“
La gran parte delle esportazioni
italiane in Israele riguardano settori tradizionali. E solo due aziende
italiane, una elettrica e una banca, posseggono centri di ricerca
in Israele, a fronte di 250 aziende di tutto il mondo che hanno in
Israele un innovation office”.
In breve, ha continuato il ministro consigliere, fra Italia e Israele
restano margini significativi per potenziare la cooperazione ed
espandere l’interscambio in settori quali le tecnologie per la
purificazione delle acque, le energie rinnovabili, l’informatica,
l’agricoltura, il settore dei materiali avanzati, e la chimica fine.
Tutti settori in cui l’Italia ha importanti realtà industriali. “
In Israele, la ricerca e l’economia sono
molto collegate”, ha spiegato ancora, “
e l’Ambasciata di Israele in Italia è
disponibile a dialogare con le aziende italiane, anche con quelle
piccole, per favorire rapporti di ricerca e di business”.
Riformare la normativa sul venture capital
Per fare trasferimento tecnologico come in Israele, ha spiegato
Paola Vita-Finzi Zalman in
rappresentanza dell'
Associazione
Italiana Amici dell'Università di Gerusalmme, serve una buona
presenza del
venture capital
che in Italia, nonostante l’abbondanza di società potenziali
attrattrici d’investimento, è assai meno sviluppato rispetto agli altri
Paesi europei per mancanza di leggi o regolamenti. Professore emerito
di chimica organica all'Università di Pavia, Vita-Finzi già nel 1974
prese parte della delegazione di scienziati italiani in visita al
Weizmann Institute of Sciences di Rehovot per un confronto sui
programmi di ricerca italiani ed israeliani.
In margine al progetto europeo IFISE (Israeli Financing Innovation
Schemes for Europe, 2001-2003) condotto con numerosi partner israeliani
incluso il Technion,1 l’Università di Pavia aveva articolato precise
proposte su come dotare l’Italia di una normativa avanzata sul venture
capital (il capitale di rischio).2 Non recepite in Italia, le stesse
proposte sono poi divenute parte della legislazione di Paesi di nuova
affiliazione comunitaria come Lettonia, Estonia e Slovacchia con il
progetto ESTER (Early Stage Investment Triggering in Eastern Regions,
2003-2006) coordinato dalla stessa Università lombarda.
“
Il Piano “Industria 4.0” ha aumentato i
benefici fiscali per chi investe in start-up, ed è un passo in avanti
per cercare di rendere lo Stato più amico di chi vuole fare impresa”,
ha spiegato
Antonio Palmieri,
componente della Commissione cultura, scienza e istruzione della
Camera, oltre che dell’Intergruppo parlamentare per l’innovazione.
“
Ma non c’è dubbio”, ha detto
ancora l’On. Palmieri che da anni è impegnato nella diffusione della
cultura del digitale, “
che l’Italia
debba dotarsi di una legislazione e di iniziative nuove e più efficaci
a sostegno degli incubatori d’impresa e dei processi di trasferimento
tecnologico. Che può sembrare qualcosa di distante, ma che in realtà
riguarda da vicino la vita quotidiana. Lasciatemi fare solo un esempio,
nel settore della medicina riabilitativa, in cui so che imprese e
centri di ricerca italiani ed israeliani collaborano con grande successo”.
Lungo termine, rapporti umani e ricadute tecnologiche
Alessandra Pastorelli,
dell’Unità per la cooperazione scientifica e tecnologica del Ministero
degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ha spiegato
come l’Accordo intergovernativo di collaborazione industriale,
scientifica e tecnologica fra Italia e Israele entrato in vigore nel
2002 si sia rivelato uno strumento di grande efficacia avendo reso
possibili 126 progetti di cooperazione carattere industriale e 58 di
collaborazione scientifica.
Nell’ambito dell’accordo, ha spiegato ancora, l’Italia cofinanzia ogni
anno progetti e attività selezionati con bandi di gara nei settori
della cooperazione accademica e industriale per otto progetti all'anno
per un budget complessivo di circa
2,3
milioni di euro. “
Il 60% del
budget”, ha spiegato ancora, “
è
destinato al cofinanziamento di progetti congiunti perché sono quelli
che danno vita ad una cooperazione di lungo termine tra i due Paesi”.
Oggi ci sono circa
130 ricercatori
italiani in Israele, e sono centinaia i ricercatori, manager e
imprenditori italiani ed israeliani che ogni anno prendono parte alle
conferenze bi-nazionali che possono contare fino a 12 eventi all’anno,
che da quest’anno si svolgeranno anche in Italia.
Fra i progetti finanziati proprio di recente c’è il Laboratorio
congiunto di ottica non lineare fra l’Istituto nazionale di ottica del
Cnr e l’Università di Tel Aviv, coordinato a Pozzuoli (Napoli) da
Maurizio De Rosa che intervenendo al
convegno ha sottolineato come la creazione del Laboratorio consolidi
rapporti umani e relazioni scientifiche che dal 2009 hanno portato allo
sviluppo di nuove idee e nuovi dispositivi.
“
Tecnologie che nascono nell’ambito
della ricerca pura”, ha aggiunto
Paolo De Natale direttore a Firenze
dell'Istituto nazionale di ottica, “
ma
che poi portano a benefici e ricadute che riguardano tutti”. Fra
queste, il fisico del Cnr ne ha ricordato alcune sviluppate proprio in
Italia che semplificano le tecniche di trasmissione e ricezione nelle
reti di comunicazioni in fibra ottica.
L’Italia innova anche in Israele
A mostrare come l’Italia faccia concreta innovazione industriale anche
in Israele è stato
Mario Cunial,
vicepresidente di Cotto Possagno e presidente della Cunial Antonio
Israel Artile Rooof che in uno stabilimento nella regione del Negev
produce tegole in cotto, fra cui a breve quelle ad elevatissime
prestazioni energetiche sviluppate nell’ambito del progetto di ricerca
europeo “
Life HEROtile”
(2015-2019) coordinato dallo stesso Cunial e finalizzato a
ridurre il ricorso massico alla climatizzazione
estiva nei climi mediterranei.
Cunial ha mostrato i risultati dei test reali condotti in Italia e in
Israele su abitazioni tipo dotate di tegole
innovative, permeabili all'aria e
capaci di dissipare il calore dovuto alla grande quantità di radiazione
solare attraverso la ventilazione sottotegola.
L’imprenditore ha inoltre sottolineato l’importante ruolo di supporto
dell’Ambasciata italiana in Israele nell’iter che ha portato
all’autorizzazione all’uso del metano per la produzione delle tegole
nello stabilimento israeliano che con una capacità produttiva di
22 milioni di tegole ì si candida
alla diffusione del tetto italiano in cotto tanto in Israele che nei
Paesi limitrofi.
Ricerca in Israele: le ragioni di un successo
“
La collaborazione scientifica fra Italia e
Israele risale alla fondazione dello Stato ebraico”, ha detto
Mario Pagliaro, chimico e docente di
nuove tecnologie dell'energia al Cnr di Palermo. “
Ricordo soltanto il fondatore della scuola
di fisica teorica israeliana, l’italiano Giulio Racah trasferitosi da
Firenze, e l’Istituto di chimica applicata ‘Casali’ dell’Università
Ebraica di Gerusalemme sostenuto fin dalla fondazione dall’imprenditore
triestino Alberto Casali”.
“
Nel 2007 invitammo in Sicilia
il chimico Daniel Mandler dell’Università Ebraica di Gerusalemme per
spiegare il segreto del successo della ricerca scientifica in Israele.
Daniel fu molto chiaro: si tratta di un sistema con un mix equilibrato
fra ricerca di base e applicata; in cui la sistematica competizione per
l’ottenimento di finanziamenti esterni da parte dei professori ne
garantisce il massimo impegno, visto che le Università non finanziano
la ricerca; mentre l’allocazione del 10% dello stipendio dei docenti
per frequentare conferenze internazionali aiuta gli scienziati
israeliani a stabilire nuove collaborazioni all’estero””.
“
Il Cnr ha ha molti punti in comune
con la ricerca israeliana in termini di eccellenza e multidisciplinarità”
ha detto il presidente del Cnr
Massimo
Inguscio. “
Il Cnr ha il
maggior numero di vincitori di finanziamenti dal Consiglio europeo
delle ricerche ed è al primo posto per numero di spin off. Sono
numerosi i ricercatori del Cnr che hanno vinto bandi e attratto
finanziamenti per progetti congiunti con colleghi israeliani in aree
fondamentali per la salute delle persone e dell’ambiente, nel campo
dell’innovazione”, ha aggiunto ancora il presidente del Cnr.
Che ha sottolineato come fondando il Cnr
Vito Volterra prima e
Gustavo Colonnetti poi avessero
concepito il Consiglio nazionale delle ricerche come ente intermedio
necessario a stabilire un continuum fra la ricerca allora praticata
solo nelle Università e l’innovazione richiesta dal sistema produttivo
e dalla società in generale.
Solare e bioeconomia
“
L’Italia e il Cnr” ha
spiegato ancora “
sono impegnati in
progetti che sposano le politiche delle rinnovabili. Vogliamo produrre
energie rispettando l’ambiente. Credo che la collaborazione con Israele
veda il nostro paese impegnato non solo sul piano della alta
tecnologia, ma su grandi progetti legati all’ambiente e al riciclo
degli scarti alimentari”.
“
In epoche diverse”, ha
aggiunto
ha aggiunto Pagliaro,
che al
Cnr è da tempo
impegnato nella fondazione del nuovo
Istituto
per la bioeconomia e l’energia solare, “
Italia e Israele sono stati Paesi pionieri
dell’energia solare. Inoltre, condividono una formidabile tradizione di
eccellenza in campo agricolo.
“E a nostro avviso -- ha concluso il ricercatore il cui Gruppo
di ricerca collabora con numerosi Gruppi di ricerca in Israele --
sarà proprio nel campo della generazione
distribuita dell’energia e della bioeconomia che potrà ulteriormente
svilupparsi la cooperazione scientifica e tecnologica fra i due Paesi”.
Per saperne di più
M. Pagliaro, "Scientific cooperation between Italy and Israel: A perspective looking to the future", Journal
of Science, Humanities and Arts 4 (2017),
http://dx.doi.org/10.17160/josha.4.2.294
Rassegna stampa
Askanews:
Israele,
Inguscio (Cnr): Paese investe 30% in ricerca e sviluppo
IlSole24Ore.com:
Cooperazione
scientifica fra Italia e Israele: un futuro da sviluppare
MF Sicilia:
Innovazione e ricerca, un ponte con
Israele
Agenzia Nova:
Italia-Israele:
convegno "Guidati dal futuro"/1
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