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Pensando alla stampa americana, siamo abituati a pensare al New York Times o al Washington Post.Sommario:
Raggiunti il livello qualitativo e il numero di lettori più bassi della sua esistenza, la stampa locale italiana rinasce sul Web.
"Sorprendentemente, e con poche eccezioni, -- concludeva sconsolato il più grande manager italiano -- assetata di lettori essa ha assunto a modello gli stereotipi della stampa scandalistica, con titoli a sensazione per qualsiasi fatterello...". (Perché la Puglia non è la California).
"A me -- spiegava al Cnr Salvo Sottile, parlando del suo lavoro come corrispondente di Mediaset in Sicilia -- Mentana chiedeva 3 cose: Etna, terremoti e mafia. Tutto il resto non interessava".
Quindi, il degradante modello provinciale denunciato da Tatò si replicherebbe presso i network nazionali: queste sono le notizie dalla Sicilia che fanno audience. La stampa e la tv commerciale vivono di pubblicità; la pubblicità si prezza secondo l'audience; e quindi... o vi piace così, oppure niente.
Possibile allora che la società italiana, la società fatta dalla vastissima e variegata provincia italiana, si accontenti di un'informazione di questo livello ancora nel 2004?
Gliene parlo ad Enrico Bellavia nella sede di Palermo di Repubblica, chiedendogli se, come me, pensa che il Web diventerà il nuovo luogo della stampa locale italiana.
Avevamo un ragazzo validissimo qui con noi a fare il praticantato; ma se n'è andato e si è aperto un sito web dove si parla di cultura giovanile".
Gli chiedo di Claudio Fava allora, riferendomi al figlio del grandissimo cronista Pippo Fava, che prima di darsi personalmente alla politica (eurodeputato uscente dei Ds e mancato sindaco di Catania nel 1993), è stato e resta un giornalista graffiante con le venature dell'autore (sua la sceneggiatura dei Cento Passi e suoi un paio di libri belli e illuminanti sul Sud).
"Claudio si è aperto Itaca", mi spiega Bellavia.
Dal che deduco che la mia intuizione forse coglie nel segno. In principio, l'informazione andando online, è intrinsecamente libera e va direttamente ai suoi utenti.
Le rotative e gli automezzi per raccontare i nostri pensieri e le storie delle vicende che ci circondano, sono qui con noi, disponibili a chiunque ad un costo irrisorio.
All'inizio, solo testo e qualche immagine. Ma con l'allargamento della banda passante e il miglioramento dei monitor dei computer, abbiamo ormai la possibilità di parlare a qualche milione di connazionali (sparsi in tutto il mondo), portando con noi una videocamera, realizzando il servizio e rilasciandolo on-line sul sito del nostro giornale.
L'informazione gratuita, però, non garantisce l'autonomia e la libertà necessarie a fare del giornalismo un mestiere e a mandare in giro degli inviati. News2000, per dire, è gratuito ed è stato all'inizio il primo sito di informazione in Italia.
E' utile e ben fatto. Ma scordatevi di trovare una parola sull'Enel (proprietaria del giornale), e sulle sue intenzioni -- concretissime -- di tornare al carbone o di usare l'orimulsion in Sicilia per risparmiare sull'olio combustibile che acquistano dalle raffinerie belghe facendolo passare per la Manica con le petroliere che affondano al ritmo di una ogni 2 anni...
Quindi, naturalmente, servono dei soldi.
Che arriveranno anche attraverso la pubblicità, ma non quella raccolta attraverso le tradizionali "concessionarie" e poi chiedendo alle costosissime agenzie pubblicitarie di produrre spot e banner. Ma direttamente, producendo internamente gli annunci pubblicitari: eleganti, non invasivi e mirati sui contenuti come ha insegnato a fare Google.
Nel frattempo, vado sul sito del Comune di Reggio Calabria che, stanco della locale informazione ottocentesca, si è aperto il suo telegiornale sul web.
Che fa migliaia ascoltatori al giorno...
E' iniziata la primavera del giornalismo italiano.
Alcuni dei nuovi giornali locali sul web:
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