Preceduto
dai saluti del Prorettore Fabio Mazzola, e coordinato dal figlio Marco,
si è svolto nel pomeriggio del 18 Settembre 2017 nella Sala
delle Capriate dello
Steri l'incontro pubblico ‘Marcello Carapezza, scienziato umanista’ organizzato
dall'Università di Palermo in occasione dei 30 anni dalla scomparsa di Marcello Carapezza (
guarda la photogallery).
A ricordare Carapezza alla presenza dei figli e della moglie, Signora
Ginevra, Franco Foresta Martin, già giornalista scientifico del
Corriere della Sera, Mario Pagliaro del Cnr, Mariano Valenza, ordinario
di Geochimica all'Università di Palermo, e Franco Barberi,
accademico dei Lincei.
Ordinario di “Geochimica applicata” dal 1970, poi preside
della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali e
infine Prorettore e dell’Università di Palermo, Carapezza
muore a 62 anni nel suo paese natale, Petralia Sottana, sulle Madonie,
il 2 Settembre 1987.
Il ciclo di ricordi ha incluso un primo incontro
organizzato da Legambiente il 14 Settembre al quale hanno preso parte Giovanni Arnone, Rocco Favara,
Bruno Massa e Mario Pagliaro; e un altro, il
20 Ottobre a Petralia Sottana,
in cui a ricordare Carapezza con presentazioni scientifiche sul rischio vulcanico,
sismico e idrogeologico sono stati Giorgio Capasso, Ester Gagliano
Candela e Paolo Madonia.
Già giornalista scientifico del
Corriere
della Sera e curatore della splendida
antologia di scritti di
Carapezza “
Molti fuochi ardono sotto il
suolo. Di terremoti, vulcani e statue”, pubblicata da
Sellerio proprio in
occasione del trentennale, Foresta Martin ha preso l'avvio citando il
ricordo di Carapezza fatto da Andrea Camilleri proprio in apertura di
Molti fuochi ardono sotto il suolo.
La giornata si è conclusa con gli interventi di Mariano Valenza e di
Franco Barberi.
Una sintesi della giornata è pubblicata in: M. Pagliaro, ‘Marcello Carapezza, scienziato umanista’,
ResearchGate (2018),
https://doi.org//10.13140/rg.2.2.10913.92001
«Marcello Carapezza, scienziato umanista»
«
Cesare Brandi chiese a Marcello Carapezza di scrivere la prefazione a Sicilia mia. Fu il suo ultimo scritto. “
Da poco
-- ha continuato il figlio Marco aprendo a Palermo l'incontro pubblico
‘Marcello Carapezza, scienziato umanista’ nel pomeriggio del 18
Settembre 2017 nella Sala delle Capriate dello Steri --
il
Rettorato dell’Università si era trasferito proprio qui allo Steri fra
grandi polemiche: Piazza Marina non era quella che vedete oggi, ma un
autentico lupanare, e c’erano molti timori».
Preceduto
dai saluti del Prorettore dell’Università di Palermo, Fabio Mazzola, il
convegno si è svolto in occasione dei 30 anni dalla scomparsa di
Marcello Carapezza, alla presenza dei figli e della moglie, Signora
Ginevra.
A ricordare Carapezza anche
Franco Foresta Martin,
già giornalista scientifico del Corriere della Sera, Mario Pagliaro del
Cnr, Mariano Valenza, ordinario di Geochimica all'Università di
Palermo, e Franco Barberi, accademico dei Lincei.
Ordinario di
“Geochimica applicata” dal 1970, poi preside della Facoltà di Scienze
matematiche, fisiche e naturali e infine Prorettore e dell’Università
di Palermo, Carapezza muore a 62 anni nel suo paese natale, Petralia
Sottana, sulle Madonie, il 2 Settembre 1987.
Un classico cui il tempo non fa che donare nitore
«
Questa
è una foto di Andrea Camilleri giovane studente di Lettere mentre
recita in strada una poesia nei primi anni ’40 a Palermo» ha esordito
Foresta Martin, curatore della splendida antologia di scritti di
Carapezza
Molti fuochi ardono sotto il suolo. Di terremoti, vulcani e
statue, pubblicata da Sellerio in occasione del trentennale con un
ricordo di
Andrea Camilleri in apertura del volume.
«
Nel suo
ricordo Camilleri ricorda la sorpresa quando passeggiando a Palermo con
Marcello apprese degli interessi scientifici di Carapezza: ‘Ero certo
che studiasse filologia romanza o filosofia, e invece…’.E
invece Carapezza studiò e si laureò in Chimica. «
Anche se -- ha
continuato il giornalista --
per un lungo periodo seguiva anche le
lezioni a Filosofia, specie quelle tenute da Gino Ferretti. Che dopo un
comizio per le elezioni regionali del 1947 lo rimprovererà
scherzosamente: ‘Tu, traditore, mi avevi promesso che saresti passato a
Filosofia e invece sei rimasto a Chimica’».
Laureatosi in
geologia a Palermo proprio con Carapezza, Foresta Martin ha presentato
una serie di rare
fotografie con le immagini di alcuni momenti topici
della vita professionale del professore Carapezza.
«
Nel 1954 si
svolge a Palermo l'undicesimo Convegno della Società Mineralogica Italiana», ha
spiegato ancora Foresta Martin. Il giovane Carapezza è il segretario
del Comitato organizzatore. «
Guido Carobbi, che era il presidente della
SMI, vi sintetizza l’evoluzione scientifica della disciplina: ‘La
Mineralogia, da descrittiva è diventata scienza esatta. Ha dato vita
alla Petrografia e più recentemente alla Geochimica’».
La
geochimica è proprio la disciplina di Carapezza che nel 1959 da Palermo
si trasferisce all’Università di Bologna, passando per la Penn State
University, negli Stati Uniti, dove farà alcune
scoperte fondamentali
relative alla fugacità dell’ossigeno nei minerali.
«
Dieci
anni dopo – ha continuato Foresta Martin, che oggi dirige il
Laboratorio-Museo di Scienze della terra ‘Isola di Ustica’ --
vince il
concorso per la cattedra di Geochimica Applicata a Palermo, anche se
deve attendere un anno per prendere servizio. Nell’Ottobre del 1973,
dal 7 al 20, Carapezza dirige ad Erice insieme a Frank Cuttitta della
Nasa il secondo corso della International School on Earth Sciences. La
Scuola è interamente dedicata al vulcanismo nella terra e nel sistema
solare. «
Sarà proprio Cuttitta, responsabile della divisione
geochimica della Nasa, a fargli avere i campioni lunari da analizzare
dopo l’ultima missione lunare, quella di Apollo 17». Che poco prima,
nel Dicembre del ‘72, ospite del
Giornale di Sicilia Carapezza si
ritrova a commentare insieme al suo allievo Mario Nuccio e a Giuliano
Ruggeri proprio con Foresta Martin.
«
Non più la natura rifatta
e indagata in laboratorio, ma immediatamente scrutata» ha spiegato
ancora Foresta Martin, «
è il manifesto delle nuove attività di
Carapezza rientrato in Sicilia. Ecco dunque il sistema di monitoraggio
in remoto dell’attività vulcanica sull’Etna e sulle isole Eolie,
l’aggiornamento della carta sismica italiana, la ricerca applicata alla
tutela dei beni culturali, e la fondazione dell’Istituto di geochimica
dei fluidi del Cnr. «I
l sodalizio culturale ed umano con
Sciascia e Guttuso» ha aggiunto, «avrà un ruolo centrale anche nel
restauro dello Steri e nel successivo trasferimento del Rettorato, dove
andrà anche lui come Prorettore.
«
Il grande lascito
scientifico che continua oggi l’opera di Carapezza in Sicilia» ha
concluso Foresta Martin «
è la scuola di geochimica di Palermo dopo di
lui guidata dai professori Mariano Valenza e Mario Nuccio, titolari
delle cattedre di Geochimica e di Geochimica Applicata, e i tanti
allievi che oggi conducono importanti attività di ricerca e
monitoraggio presso la sede di Palermo dell’Istituto nazionale di
geofisica e vulcanologia».
«Il Metodo Carapezza»
«
Il mio
breve intervento non riguarderà le attività scientifiche del professore
Carapezza, sulle quali esistono importanti pubblicazioni scientifiche e
delle quali avete appena ascoltato una sintesi nello splendido
intervento di Foresta Martin» ha esordito Mario Pagliaro, chimico del
Cnr.
«
Vorrei invece parlarvi di quelle che secondo me sono le
due principali lezioni che ci lascia e che a mio avviso costituiscono
le basi di un vero e proprio ‘Metodo Carapezza’.«
La prima è che
Carapezza, distinguendosi nel milieu culturale italiano, ridefinisce
l’immagine pubblica della Sicilia: che con lui diventa sinonimo di
capacità di innovare al servizio della comunità. «
Come
Sciascia, Camilleri e pressoché tutti gli altri grandi intellettuali
italiani del secondo Novecento, Carapezza è figlio della cultura
classica declinata al futuro dalla Riforma della scuola ideata da
Giovanni Gentile e in vigore dal 1923: due anni prima della nascita di
Carapezza.«
Il suo amore per la filosofia è analogo a quello di
Talete: che ne dimostrerà l’utilità con la famosa scoperta della legge
della domanda e dell’offerta con l’olio e i frantoi di Mileto. «
Qual è dunque lo scopo pratico del filosofo Carapezza?«
Sono
certo che molti Partiti politici del tempo gli avranno offerto la
candidatura al Senato o alla Camera. Ma non era questo lo scopo di
Carapezza.«
Carapezza usa invece la sua grande cultura classica
e scientifica -- di cui era chiaramente consapevole -- per portare
risorse in Sicilia e fondarvi una grande scuola scientifica: scrive sui
giornali, va in radio e in televisione. Raggiunge così le masse e
costruisce un profilo pubblico di eminente intellettuale siciliano che
renderà efficace la sua interlocuzione con Roma e con il Cnr.«
Il
gap
di investimenti pubblici in ricerca fra il Centronord e il Sud, e
in particolare la Sicilia, era ed è enorme»,
ha continuato
Pagliaro citando ancora recenti
studi comunitari.
«
Allora come
oggi la grande parte del denaro pubblico per la ricerca va al Nord e a
Roma. Sono sufficienti alcuni esempi recenti come l’Istituto Italiano
di Tecnologia a Genova e Torino, lo Human Technopole che sta nascendo a
Milano, o la nuova sede dell’Agenzia spaziale italiana a Roma.«
La
Sicilia è particolarmente penalizzata. Ad esempio, ancora oggi vi hanno
sede 5 istituti del Cnr, di cui uno solo a Palermo: quello fondato da
Giovanni Giudice quando era deputato della Sinistra Indipendente. Per
fare un paragone, la Lombardia ne ospita 12, e la Toscana 15.«
Con
il suo lavoro scientifico e culturale finalizzato a cambiare questa
situazione -- ha proseguito Pagliaro --
Carapezza ridefinisce e veicola
un’immagine pubblica della Sicilia completamente diversa da quella di
cui parlava il mio amico Salvo Sottile intervenendo al Cnr di Palermo
esattamente 15 anni fa, quando era ancora corrispondente del Tg5 dalla
Sicilia: ‘A Mediaset ho 8 milioni di telespettatori. Ciò che della
Sicilia interessa al mio direttore è sempre e soltanto negativo: ‘Tu
della Sicilia mi devi inviare servizi su mafia, delitti di onore ed
eruzioni dell’Etna’.«
Il professore Carapezza -- ha continuato
Pagliaro --
stabilisce a Palermo e da Palermo un'autentica egemonia
culturale che, come insegna Gramsci, inizia a livello della
sovrastruttura culturale ma poi trapassa nella società nel suo
complesso investendo anche la struttura economica.«
E
consegue in soli 16 anni (1970-1986) concreti obiettivi che credo
l’Università di Palermo non raggiungerà più nei suoi 210 anni di
storia; fra cui la fondazione dell’Istituto di geochimica dei fluidi
del Cnr.«
La seconda Lezione che lascia Marcello Carapezza», ha
continuato Pagliaro, «
è quella relativa alla necessità di riportare la
scienza al servizio della società. Da qui, la deviazione della colata
lavica dell’Etna nel 1983, la nuova carta sismica italiana, il sistema
di monitoraggio vulcanico esteso a tutti i vulcani italiani a partire
da quelli delle Eolie, e gli studi per la protezione del patrimonio
storico-artistico della Sicilia.«
A mio avviso si tratta di
un’intuizione premonitrice, che è la stessa auspicata in numerosi studi
dal grande epistemologo francese Jean-Marc Lévy-Leblond, e ricordata
proprio a Palermo al Seminario ‘Marcello Carapezza’ nel 2007: La
necessità che la scienza contemporanea cessi le fughe in avanti, e
ritorni a servire i bisogni reali della società del nostro tempo.«
In
questo senso mi piace pensare che il professore Carapezza oggi
lavorerebbe alla sfida della transizione energetica: quella che ci
porterà dall’uso generalizzato delle fonti di energia rinnovabile
al posto di quelle fossili: sole, vento, acqua e terra. «
Nel
1984 Carapezza fece in tempo a vedere installata nella ‘sua’ Vulcano la
prima centrale fotovoltaica italiana, che utilizzava pure le batterie.
Ma non fece in tempo a vedere il boom dell’energia solare che inizierà
venti anni dopo.«
La mia raccomandazione ai giovani ricercatori
meridionali impegnati al varo di progettualità nuove e di respiro
internazionale » ha concluso Pagliaro, «
è che nel loro lavoro,
qualsiasi esso sia, utilizzino proprio il ‘Metodo Carapezza’».
Un Polo siciliano di attrazione internazionale
La giornata si è conclusa con gli interventi di
Mariano Valenza e di Franco Barberi.
Ricordando
i tanti pomeriggi di sabato passati a discutere di lavoro, liberi
finalmente dalle incombenze feriali, il professore Valenza ha
sottolineato l’originalità delle ricerche di Carapezza: che riscopre
gli articoli di Ludovico Sicardi e li porta a lui e a Mario Nuccio. Il
moderno sistema di
controllo geochimico del rischio vulcanico ne uscirà
radicalmente migliorato, e porterà ad esempio Carapezza a prevedere
correttamente in diretta TV la fine del fenomeno del bradisismo che
aveva colpito nel 1983 la zona dei Campi Flegrei, con migliaia di
persone che dormivano da giorni fuori dalle loro case.
Ricordando
quando attraversò la porta della Sala delle Capriate 30 anni prima, per
un primo ricordo del Prorettore Carapezza, cui poi l’Università di
Palermo dedicherà una sala dello Steri, il
professore Barberi ha
enfatizzato la sorprendente capacità di Carapezza di sapere guardare al
futuro con molti anni di anticipo.
In conclusione,
Franco
Italiano, responsabile della sede di Palermo dell’Istituto nazionale di
geochimica e vulcanologia in cui confluirà nel 2001 l’
Istituto di
geochimica dei fluidi del Cnr, ha ricordato come un giovane ricercatore
francese proprio in quei giorni avesse fatto domanda per la conduzione
di uno stage di ricerca autofinanziato proprio all’Ingv di Palermo: che
ad oltre 35 anni dalla fondazione voluta da Marcello Carapezza continua
a funzionare da polo attrattore di giovani ricercatori di molti Paesi.