Milano, 20 gennaio 2003 - Il Corriere della Sera di oggi pubblica l'intervento del Dr. Pagliaro sullo stabilimento Enichem di Priolo i cui vertici sono stati arrestati dopo il ritrovamento di concentrazioni di mercurio in mare 20mila volte superiori al limite legale. Come si vede, il risultato della ricerca sul sito del Sincert delle certificazioni ISO dello stabilimento in questione mostra come esso sia clamorosamente certificato ISO 14001.


Rilascio - Scadenza
Unità - Indirizzo
Scopo
Organismo Sett
ENICHEM SPA STABILIMENTO DI PRIOLO Sede e Unità Operativa - S.S. 114 96010 PRIOLO (SR) - Sicilia
ISO 14001 Scopo: Attività di produzione per: ossido di propilene, acido cloridrico, ipoclorito, cloro, soda, potassa, dicloroetano, idrogeno. Attività di controllo analitico M.P., P.F., agenti fisici e chimici.

Ecco il testo della lettera del responsabile del Quality College del CNR.

Stabilimento Enichem di Priolo
La vicenda dello stabilimento Enichem di Priolo, in Sicilia, i cui vertici sono stati arrestati (Corriere, 17 gennaio) dopo il ritrovameno di concentrazioni di mercurio in mare 20mila volte superiori al limite legale, conferma l'inefficacia dei sistemi, pubblico e privato, di controllo ambientale nel nostro Paese. Il mercurio è utilizzato per la produzione di cloro dal sale marino; e il cloro è un elemento chimico di straordinaria utilità per tutta l'industria manifatturiera italiana con centinaia di fondamentali applicazioni industriali, prodotto a Priolo nel classico (dal punto di vista industriale) impianto cloro-soda.

Da un lato c'à l'usuale latitanza della Regione, ultima in Italia a dotarsi dell'Agenzia di protezione ambientale (Arpa). Ci dica: quali controlli effettuava e quando pur essendo questi largamente previsti dalla legislazione? D'altra parte, l'impianto risulta addirittura certificato privatamente ISO 14001 dalla fine del 1997. Ci si chiede dove e come siano stati verificati la conformità ai requisiti dello standard internazionale 14001 i cui obiettivi sono la riduzione dell'inquinamento e il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali. Si tratta di certificazione ambientale «all'italiana». 

Eppure il caso è comune e mostra come troppe imprese italiane continuino a mancare le straordinarie opportunità di sviluppo economico, sociale e ambientale che offrirebbe loro l'adozione si serie politiche di sviluppo sostenibile.

Mario Pagliaro
Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del CNR
Non vi sembri assurdo, - spiegherà il responsabile siciliano del RINA Antonio Ferraro, al corso di gennaio del Quality College del CNR - ma posso anche dirvi che la certificazione dello stabilimento di Priolo sarebbe potuta capitare anche a noi. Gli anglosassoni hanno la mentalità del prestigio e una cultura della qualità che noi ci sogniamo. E sono loro che hanno creato le norme volontarie, come le ISO 14000 o le ISO 9000. Da noi, invece, le autorizzazioni vengono usate esclusivamente 'per lavorare'.

"La raffineria di Gela, per esempio, è certificata ISO 14001 dal DNV (inserire Gela e 14001 nei campi di ricerca Città e Normativa): e quando la magistratura lo ha chiuso per violazione delle leggi ambientali, il Governo lo ha fatto riaprire per motivi sociali emanando un decreto che cambiava la legge ambientale. Lì, sulla spiaggia, c'erano montagne di gesso radioattivo, materiale di risulta dell'abbattimento degli ossidi di zolfo. Stavano lì, libere di volarsene via. Tutti lo sapevano e nessuno è mai intervenuto."


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